lunedì 19 novembre 2012

Pillar of Defense, sesto giorno


17.45.

Un altra bufala, anche stavolta prontamente segnalata. Il blogger "Dylan" spaccia oggi per vittime palestinesi, padre e bambino uccisi dalla repressione siriana di Assad. Si notino le date: 19 novembre, e 6 settembre. A meno che si creda nella reincarnazione, si tratta delle stesse persone (H/t: BDS Gone Bad).

17.30.

IDF impegnato su due fronti: mentre combatte il terrorismo di Hamas, della Jihad Islamica e delle altre formazioni estremiste che lanciano attacchi nei confronti delle città israeliane; al tempo stesso si assicura che la Striscia di Gaza sia rifornita periodicamente di generi alimentari, medicinali e generi di prima necessità.

17.25.
«Nuovo falso fotografico, questo proprio casereccio. Bambino palestinese ferito come si pretende? No, bimbo ebreo di Kiriat Malachi (lo stemma della città è in altro a destra) dove un guasto momentaneo del sistema antimissile ha permesso a un missile palestinese di passare: Tre morti e molti feriti, uno quel bambino» (H/t: David Pacifici).

16.10.
Regola numero uno di un conflitto militare: non risiedere nei luoghi in cui si nasconde il vertice di una delle due parti in battaglia; specie se ci si trova gomito a gomito con un pericoloso capo terrorista (a meno che se ne condividano le "ragioni"; ma in tal caso, spogliarsi degli abiti di giornalista e proclamarsi militante).
Da notare comunque come l'unica vittima della esecuzione sia stato l'obiettivo. Rimanendo illesi tutti gli altri giornalisti e addetti stampa. Quando si dice "precisione chirurgica". Ma cosa ci facevano quei giornalisti in un covo di terroristi? scudi umani? o ne raccoglievano l'intervista in (poca) esclusiva?

15.42.
Secondo fonti palestinesi, sarebbe stato colpito il comandante militare della Jihad Islamica Ramiz Ha'adiv (H/t: The Muqata).

15.20.
L'inviata di Al Jazeera English ad Ashkelon, Israele meridionale, in diretta mentre piovono i missili partiti da Gaza.

14.50.
L'esercito e l'aviazione israeliani hanno delle precise regole di ingaggio, che permette di non rispettare gli ordini se essi sono in conflitto con il salvataggio di vite umane.
In questo video lo strike di un obiettivo militare è ritardato fino a quando si ha la sicurezza che nessun passante si trovi nei paraggi. Una volta raggiunta questa condizione, il deposito di munizioni è colpito, coinvolgendo nell'esplosione un altro deposito contiguo.

12.00.
Lo stadio di Gaza City usato come piattaforma di lancio dei missili che colpiscono Israele. Dal walfare al... warfare.

10.52.
Gli ospedali israeliani continuano a curare decine di malati e feriti palestinesi: «sono accompagnati dai familiari. E' assurdo che mentre facciamo questo, allo stesso tempo siamo sotto attacco; ma non c'è altro da are. Ci siamo abituati».
Sul Jerusalem Post.

10.15.
Viva la sincerità: c'è in Italia chi manifesta tutta la sua adorazione per il partito nazista siriano (si noti sullo sfondo una svastica stilizzata), per l'appoggio che fornisce ai terroristi di Hamas a Gaza.
Che poi la Siria abbia massacrato centinaia di palestinesi nei campi profughi; su questo si può comodamente sorvolare...

H/t: OPAW.

09.55.
BBC colta di nuovo in flagrante. Questa volta il mistificatore è John Donnison, che ha riproposto ai suoi
follower su Twitter una immagine straziante di una bambina priva di vita. L'immagine è stata proposta originariamente da un "giornalista e attivista sociale". Foto lancinante e dolorosa.
Peccato però che ancora una volta non provenga da Gaza. Bensì dalla Siria. Dove 2438 bambini sono stati uccisi dalla repressione di Assad. Bambini di cui non si interessa alcuno, fino ad oggi, quando le loro immagini sono utilizzate dai media per illustrare le loro corrispondenze di guerra farlocche.
La foto è stata scattata lo scorso 28 ottobre:
C'è di peggio della disinformazione, ed è la mala fede.

H/t: BBC Watch.

09.45.
Oggi scuole chiuse nel raggio di 40 chilometri di Gaza.
Una di queste, ad Ashkelon, è stata appena raggiunta da un missile sparato dai terroristi palestinesi, non intercettato da Iron Dome.
Da queste parti i bambini non sono usati come scudi umani.

07.10.
«Tutte le nostre armi provengono dall'Iran», ammette Ziyad Nahala, vice comandante della Jihad Islamica, in un'intervista alla TV egiziana riportata da Israel National News.
Le armi sono imbarcate nei porti iraniani, circumnavigano la penisola araba e giungono nel Sudan, da dove partono per il deserto egiziano, entrando nella Striscia di Gaza tramite il Sinai in mano agli estremisti islamici.
Ciò suggerisce che l'eventualità di una tregua (che in arabo assume tristemente il nome di
hudna, vale a dire una pausa utile per ricostruire le forze e sferrare nuovi e più proficui attacchi) con Hamas, non eliminerebbe la minaccia terroristica, che sarebbe perpetrata ulteriormente da Jihad Islamica, Comitato di Resistenza Popolare (PRC), FPLP e altre sigle numericamente minori, ma non meno violente.

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