martedì 20 febbraio 2018

Danny Danon all'ONU ridimensiona Abu Mazen

Abu Mazen ha appena sciorinato il suo repertorio al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Inutile riportarlo: il solito campionario di falsità a cui ormai non credono più nemmeno i palestinesi; per non parlare di buona parte del mondo arabo.
Leggiamo invece la risposta di Danny Danon, ambasciatore alle Nazioni Unite, per il tramite del suo profilo Twitter:
Signor Abbas: lo ha reso ancora una volta evidente, con le Sue parole e il Suo atteggiamento: Lei non è più parte della soluzione. Lei è il problema.
I palestinesi hanno bisogno di una guida che investa in istruzione, non nell'esaltazione della violenza. Hanno bisogno di una leadership che costruisca ospedali, e non che paghi i salari ai terroristi. Hanno bisogno di governanti disposti a negoziare con Israele, e che non rifuggano dal dialogo.
Il Suo incoraggiamento del terrorismo non si esaurisce nella mera retorica. Ha formalizzato il sostegno palestinese al terrorismo: lo scorso anno, avete speso 345 milioni di dollari in salari e stipendi ai terrortisti. È denaro che poteva essere impiegato, per esempio, nella costruzione di ben 40 ospedali. O 172 scuole, faccia Lei.Nel momento in cui siamo qui riuniti, l'amministrazione americana sta lavorando ancora febbrilmente ad un piano che ci condurrà finalmente alla pace. Ma Lei, signor Abbas, cerca ancora una volta un pretesto per evitarla. Dopo tutti questi anni di recalcitranza, una cosa è certa: quando allunghiamo la mano in segno di pace, Lei mostra il dito medio. Solo quando i terroristi di Hamas espongono la loro mano, Abbas li appoggia a braccia aperte e incondizionatamente.
Tre volte al giorno gli ebrei di Israele e di tutto il mondo, si rivolgono verso Gerusalemme e pregano per la pace: «Signore, concedi a tutti la pace e la benedizione, amorevole gentilezza e misericordia a noi, a tutto Israele e a tutto il mondo».
Siamo convinti che arriverà il giorno in cui i palestinesi potranno contare su una leadership che condividerà questi nobili ideali. Israele non vede l'ora che quel giorno sopraggiunga, e spera in un avvenire migliore per i palestinesi e per tutto il Medio Oriente.

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