lunedì 20 novembre 2017

P come Palestina?


Nell'ansia spasmodica di produrre una narrativa - oggi si suole parlare di "storytelling" - che ingeneri nella distratta opinione pubblica la sensazione che uno stato arabo chiamato "Palestina" sia sempre esistito; i filopalestinesi indulgono in iniziative che sfociano nel grottesco.
È il caso di un abecedario che ha fatto la sua comparsa in alcune librerie di New York. Eloquente il titolo: "P come Palestina"; non tanto per il proposito citato, quanto per un grossolano errore di partenza: la lettera "P" nell'alfabeto arabo non esiste; come d'altro canto l'equivalente della nostra lettera "G".
Le mamme che hanno avuto la sventura di imbattersi in questo atto di propaganda hanno espresso tutto il loro disappunto alla stampa locale: lo stato di Israele non è riconosciuto; in compenso, la lettera "I" celebra l'intifada, che ha seminato orrore nella società israeliana nella prima metà dello scorso decennio.
L'autrice del "libro", tale Golbarg Bashi, di origine iraniana, è cresciuta in Svezia prima di stabilirsi negli Stati Uniti, dove si è occupata di cultura persiana, prima di dedicarsi a questa opera, grazie ad una raccolta pubblica di fondi che le ha consentito di disporre di un gruzzolo di 15 mila dollari. Insegna storia alla Pace University.


Sul suo blog abbondano post antisemiti: «Israele è uno stato religioso e razziale, basato sull'apartheid». Forse anche per questo l'abecedario gode del sostegno di Rashid Khalidi («Questo libro fornisce un'introduzione alla cultura palestinese che sarà apprezzata dai bambini»), di Rula Jebreal («il libro è una imbarcazione che ci collega alla nostra patria») e, dulcis in fundo, da Linda Sarsour. Anche per questo, è facile pronosticarne il flop.

1 commento:

  1. ahahahahahah C'è un solo errore... gli arabi non hanno la P, allora era più acconcio scrivere B come Balestina o F come Falestina :D

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