mercoledì 28 settembre 2016

La storia degli insediamenti ebraici nel West Bank


Per "coloni" si intendono gli ebrei israeliani che correntemente vivono nei territori contesti del "West Bank". Come sono arrivati qui, e cosa la loro presenza comporta per il conflitto arabo-israeliano? La questione è più retorica che bellica, sebbene le armi utilizzate certo non manchino. Ambo le parti avanzano rivendicazioni sul territorio in questione, proponendo ora le norme del diritto internazionale, ora i vincoli storici, ora la successione ereditaria.
La retorica dei coloni si basa sul ritorno, e non sulla conquista. I coloni israeliani rivendicano il ritorno alle terre dove in precedenza abitavano i loro avi. Questo, secondo la retorica palestinese, impedisce la formazione di uno stato: sarebbe impossibile pervenirvi, senza rimuovere una comunità di oltre 400.000 persone.
Ma come siamo arrivati a questo punto? la trascrizione del video che proponiamo, propone la storia degli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria.


Eccomi alla guida della mia auto, in quello che credo sia il luogo più strano al mondo. Ho appena lasciato Israele, per entrare nel West Bank. Se osservaste una cartina, notereste un groviglio di città e villaggi palestinesi, in verde; e di insediamenti israeliani, in blue.


Alcuni si riferiscono a quest'area come "Palestina", ma dei tre milioni di persone che qui risiedono, quasi il 20% è costituito da cittadini israeliani: quelli che internazionalmente sono noti come "coloni": vivono nel West Bank, ma sono cittadini israeliani. Mentre viaggio, in effetti osservo due diverse nazioni mutualmente intrecciatesi attraverso decenni di conflitti.
Qui nel West Bank sono stato in 15 differenti insediamenti, e ho avuto modo di discutere con gente che ad un certo punto ha fatto armi e bagagli e si è trasferito in questi territori contesi.


Avremo modo di tornare su essi, ma prima di tutto torniamo alla mappa che spiega come il West Bank abbia assunto l'attuale fisionomia.
Risaliamo al 1948, quando in effetti la mappa era decisamente diversa. All'epoca, tutto il territorio era controllato dal Regno Unito. A causa delle crescenti tensioni fra ebrei e arabi, le Nazioni Unite lavorarono con Londra ad un piano di spartizione che avrebbe dato vita a due stati: uno per gli ebrei - Israele - e uno per gli arabi, che avrebbe preso il nome di Palestina. Gli ebrei accettarono il piano e conseguirono l'indipendenza, ma gli stati arabi confinanti tacciarono questa soluzione come ulteriore esempio del colonialismo europeo; rigettarono il piano e dichiararono guerra ad Israele.


Il neonato stato ebraico vinse a sorpresa il conflitto, conquistando territori che si estendevano oltre i confini del piano stilato dall'ONU. Durante i negoziati di pace fu tracciata sulla mappa una linea verde del cessate il fuoco (da cui: "Green Line"). Essa non era da intendersi come confini a tutti gli effetti; non necessariamente. Era soltanto la linea del cessate il fuoco fra l'esercito israeliano e un'area controllata dalla Giordania, che aveva invaso quel territorio durante la guerra appena interrottasi.


I giordani battezzarono quest'area appena occupata "West Bank", perché si distendeva ad occidente del fiume Giordano. La fragile tregua rimase in essere fino al 1967, quando Israele fu attaccato nuovamente dagli stati confinanti arabi. Israele non puntava ad acquisire alcun territorio, ma dopo sei giorni di combattimenti, spazzò via la Linea Verde e si trovò ad occupare diversi territori, fra cui tutto il West Bank.


D'un tratto, a Gerusalemme si imponeva una decisione: fare del West Bank una parte di Israele, e assegnare ad 1,1 milioni di arabi cittadinanza israeliana ed elettorato attivo e passivo; restituire i territori occupati alla Giordania, o lasciare che la popolazione lì residente creasse un nuovo stato. Il dibattito infiammò la politica israeliana. Molti israeliani consideravano la guerra appena vinta, non tanto una vittoria militare quanto un segno della volontà divina di ritornare nei luoghi teatro di storia ebraica: le antiche colline di Giudea e Samaria, che costituiscono praticamente l'intero West Bank.


Così, mentre il governo discuteva il da farsi, gli israeliani iniziarono spontaneamente ad affluire al vicino West Bank, senza attendere il parere delle autorità. Iniziarono a costruire case, stabilendo una presenza ebraica permanente nella regione. D'un tratto, qualunque discussione sulla destinazione di questi territori si intrecciò con le sorti degli israeliani che lì avevano iniziato ad insediarsi.
Il resto del mondo non approvò questa tendenza. Con il crescere dei flussi di popolazione nel West Bank, le Nazioni Unite furono spinte ad emettere una risoluzione che prevedeva «nessuna validità legale degli insediamenti, che costituivano un serio ostacolo al conseguimento di un pace duratura in Medio Oriente». Si svilupparono due orientamenti: il primo si soffermava sulle famiglie israeliane che si andavano insediando perlopiù in territori conquistati al termine di una guerra subìta, territori che per essi rivestiva un profondo significato storico e spirituale. L'altro orientamento affermava che gli insediati colonizzavano le terre allo scopo di espandere la nazione israeliana.


Nonostante la condanna internazionale, i coloni crebbero a macchia d'olio: nei decenni successivi, ampie fazioni dei governi israeliani appoggiarono il movimento dei coloni, destinando risorse pubbliche e concedendo licenze edilizie. I ministeri per l'edilizia e la difesa iniziarono a sviluppare progetti di sviluppo del West Bank. Furono costruite strade in tutto il territorio, favorendo il collegamento fra gli insediamenti, e fra questi e Israele. Le concessioni edilizie si moltiplicarono, e sorsero sempre più comunità in tutto il West Bank. Gli insediamenti si evolsero da comunità isolate e marginali di cittadini a vario titolo motivati, ad una parte istituzionalizzato della società israeliana, sostenuto dal governo centrale.


La mappa mostra in verde le città palestinesi nel West Bank. In celeste, gli insediamenti israeliani.


I palestinesi non apprezzano questa coabitazione. E hanno iniziato a contrastare questa tendenza, spesso in modo violento. Fra la violenza e la condanna della comunità internazionale, la situazione si è fatta insostenibile. Per cui a metà anni Novanta il presidente americano Bill Clinton, il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il capo palestinese Yasser Arafat hanno sottoscritto gli Accordi di Oslo, che hanno dato vita ad un governo palestinese, dividendo il West Bank in tre aree: l'area A, sotto il pieno controllo amministrativo e militare, rappresenta circa il 18% del West Bank, ma qui si trovano le principali città palestinesi; è stata una grande conquista, perché per la prima volta prevede un autogoverno palestinese.
L'area B è amministrata dall'Autorità Palestinese, ma la sicurezza è demandata al governo israeliano. Qui la presenza militare di Gerusalemme è prevista dagli Accordi ed è notevole. L'area B costituisce il 22% del West Bank. L'area C invece rimane sotto il pieno controllo israeliano: militare e amministrativo. Rappresenta il 60% del West Bank e qui sono situati tutti gli insediamenti ebraici. Questo spiega come siamo pervenuti a questa mappa così confusa.


Gli israeliani vanno e vengono dal loro stato al West Bank, servendosi di agevoli strade che collegano lo stato ebraico agli insediamenti. Le chiamano "flyover", perché bypassano i villaggi palestinesi, fornendo sicuro accesso da un insediamento all'altro. I palestinesi possono servirsi di tutte le strade del West Bank, ma gli spostamenti sono talvolta difficoltosi, dovendo fermarsi ai controlli di sicurezza, o potendo le loro auto essere ispezionate dall'esercito; il che non di rado genera delle lunghe code. Ma forse l'aspetto più problematico risiede nella difficoltà da parte dei palestinesi di costruire un'economia autosufficiente. L'area C, sotto il pieno controllo israeliano, contiene la maggior parte delle terre coltivabili e delle risorse del West Bank. L'accesso a queste risorse non è contemplato per le aziende palestinesi, o è fortemente regolamentato.


I due contendenti (palestinesi e israeliani, NdT) hanno ad ogni modo concordato questa spartizione temporanea (in attesa di negoziati e destinazioni definitive, NdT), e nel frattempo gli insediamenti nell'area C continuano ad espandersi in popolazione. Nel 2005 è accaduto un evento che ha acceso ulteriormente la comunità dei coloni: il Primo Ministro israeliano Ariel Sharon decise unilateralmente di sgomberare circa 8.500 coloni dalla Striscia di Gaza, fino ad allora sotto il controllo israeliano. La visione di questi israeliani strappati con la forza dalle loro case, successivamente demolite, ha impressionato pesantemente la nazione. I coloni moltiplicarono gli sforzi per trasferirsi nel West Bank, e il loro numero crebbe ulteriormente.
Molta gente suggerisce di risolvere la disputa prevedendo due stati, prevedendo uno stato palestinese in un'area del West Bank. Ma se si osservasse la cartina, si percepirebbe immediatamente quanto sia ardua una soluzione di questo tipo.


I coloni israeliani che risiedono nell'area C non vivono certo in accampamenti o in roulotte. Nel tempo, hanno sviluppato comunità avanzate, dotate di scuole, ospedali e persino università. Non è realistico immaginare la loro disintegrazione.
Nel prossimo video visiteremo uno di questi insediamenti, e parleremo con la gente che vi abita.

Fonte: Israeli settlements, explained in 8 minutes.



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