mercoledì 28 settembre 2016

La storia degli insediamenti ebraici nel West Bank


Per "coloni" si intendono gli ebrei israeliani che correntemente vivono nei territori contesti del "West Bank". Come sono arrivati qui, e cosa la loro presenza comporta per il conflitto arabo-israeliano? La questione è più retorica che bellica, sebbene le armi utilizzate certo non manchino. Ambo le parti avanzano rivendicazioni sul territorio in questione, proponendo ora le norme del diritto internazionale, ora i vincoli storici, ora la successione ereditaria.
La retorica dei coloni si basa sul ritorno, e non sulla conquista. I coloni israeliani rivendicano il ritorno alle terre dove in precedenza abitavano i loro avi. Questo, secondo la retorica palestinese, impedisce la formazione di uno stato: sarebbe impossibile pervenirvi, senza rimuovere una comunità di oltre 400.000 persone.
Ma come siamo arrivati a questo punto? la trascrizione del video che proponiamo, propone la storia degli insediamenti ebraici in Giudea e Samaria.


Eccomi alla guida della mia auto, in quello che credo sia il luogo più strano al mondo. Ho appena lasciato Israele, per entrare nel West Bank. Se osservaste una cartina, notereste un groviglio di città e villaggi palestinesi, in verde; e di insediamenti israeliani, in blue.

martedì 27 settembre 2016

Ecco come funziona la barriera sotterranea difensiva israeliana

Come riportato qui a giugno, Gerusalemme sta lavorando ad una barriera sotterranea in cemento al confine con la Striscia di Gaza, che impedirà le incursioni dei terroristi palestinesi in territorio israeliano tramite i tunnel del terrore. La barriera difensiva sarà profonda diverse diecine di metri, e costerà poco più di due miliardi di shekel. Da tempo i residenti nell'Israele meridionale denunciano insistenti rumori del sottosuolo, che lascerebbero intendere un'incessante attività poco distante dall'abitazione dei civili israeliani, e che ha cagionato finora la morte di oltre 160 bambini palestinesi: periti per soffocamento, o per il collasso di costruzioni precarie.
Il sito Israellycool ha pensato bene di chiarire meglio il funzionamento di questo originale dispositivo difensivo. Spiegato come ad un bambino di quattro anni. Si trattava in partenza di concepire un sistema che impedisse ai loschi figuri nella parte superiore della figura qui in alto, di impartire la morte alle famiglie tipo quella riportata nella parte inferiore.
Per cui, come funziona la barriera sotterranea difensiva? nella figura in basso si vedono i terroristi di Hamas che raggiungono un tunnel appena costruito. Solitamente entrandovi attraverso un foro praticato in prossimità del lavandino del bagno di una famiglia complice e compiacente.

domenica 25 settembre 2016

Alcuni validi motivi per disprezzare Colin Firth


È difficile assumere una posizione ostile nei confronti di Colin Firth. Le donne lo adorano, e sognano ad occhi aperti davanti all'ennesima replica di Bridget Jones. Gli invidiano la moglie, italiana. Gli uomini non sfuggono al meccanismo dell'immedesimazione, e desidererebbero tanto possedere un pizzico di quella britannicità così magnetica con il gentil sesso. Ci siamo tutti emozionati davanti alla struggente interpretazione di Colin Firth nel Discorso del Re, una vibrante descrizione dell'appassionato incoraggiamento di Re Giorgio VI nei confronti della nazione, che si apprestava ad entrare in guerra contro il mostro nazista. Ma la narrazione cinematografica omette un paio di spiacevoli circostanze.

sabato 24 settembre 2016

Le allegre donzelle vanno a Gaza

È la "flottiglia delle donne per Gaza", ma in realtà non è una flottiglia: è una singola imbarcazione di gaie donne che ambisce a violare il blocco navale al largo delle coste della Striscia di Gaza. Chiamare questa iniziativa flottiglia è un controsenso, certo; ma anche definirle "attiviste per la pace" lo è, per cui tanti auguri e andiamo avanti.
Quelle che queste simpatiche donzelle non sanno, è che il blocco navale è non solo moralmente valido, ma anche legalmente impeccabile. In un raro momento di onestà le Nazioni Unite hanno esaminato la questione, pervenendo al cosiddetto Rapporto Palmer, dal nome del presidente della commissione legale incaricata dall'ONU: in esso - ben 110 pagine di analisi! - a maggio 2011, si è riconosciuto la legittimità dell'operato del governo di Gerusalemme, fornendo al contempo suggerimenti e raccomandazioni affinché nel futuro si evitino incidenti come quelli scoppiati a bordo della Mavi Marmara. Come quello di non portare energumeni e armi a bordo, se la missione è realmente umanitaria...
Magari se l'avessero saputo, le "donne della flottiglia" (rido) per Gaza avrebbero posto problematiche più serie e impegnative al centro dei loro sforzi; tipo: la corruzione dilagante, la poligamia, i matrimoni combinati, la mutilazione genitale femminile, la violenza subita fra le mura domestiche, l'impossibilità di affermarsi professionalmente, la disparità di giudizio nei tribunali, l'obbligo di indossare abiti umilianti e mortificanti, i delitti d'onore, e via discorrendo. Tutta colpa di Israele? o nulla di che, rispetto alla prospettiva di una misura sacrosanta che impedisce il riarmo di Hamas?...

martedì 20 settembre 2016

Chi decide la capitale di Israele?


Nel 2012 HonestReporting costrinse il Guardian ad una rettifica, successiva ad un articolo in cui si stabiliva che la capitale di Israele non era in effetti Gerusalemme, bensì Tel Aviv. Non si trattò di una semplice svista: quando sollecitati a correggere l'errore, Il Guardian inizialmente si rifiutò, argomentando che Israele era in errore nell'individuare il luogo della propria capitale. In seguito il quotidiano tornò sui propri passi e porse le proprie scuse soltanto di fronte all'eventualità di una citazione in giudizio.
Grazie agli sforzi di HonestReporting la Ofcom - all'epoca l'autorità di vigilanza sulla stampa - modificò le proprie norme mentre Il Guardian aggiornò il manuale operativo usato dai propri giornalisti, che correttamente citano Gerusalemme quando parlano della capitale di Israele.
Qualche giorno fa la repubblica ceca si è piegata alle pressioni di gruppi filopalestinesi, annunciando che i libri di testo distribuiti ai ragazzi avrebbero contemplato lo stesso errore: indicando Tel Aviv come la capitale di Israele. La decisione di lì a breve è stata rivista, dopo una ferma lettera recapitata da Nir Barkat, sindaco di Gerusalemme.

giovedì 8 settembre 2016

Israele e i "Territori" secondo il diritto internazionale

di Alan Baker*

Il diritto internazionale parla di "occupazione" quando una potenza occupa il territorio di uno stato sovrano. Nel caso di Israele, non c'è alcuna occupazione di un territorio sovrano: lo stato ebraico è entrato nell'area conosciuta come "West Bank" nel 1967, assumendone il controllo e l'amministrazione dalla Giordania, che non è mai stata considerata sovrana su quell'area.
In effetti, Israele e il popolo ebraico rivendicano parti di quell'area da secoli. Chiunque abbia mai letto la Bibbia può apprezzare il fatto che c'è una base legale storica molto consistente a supporto di territori che non possono essere considerati occupati; ma tutt'al più contesi.
Apprezzabile il fatto che anche i palestinesi abbiano rivendicazioni su quel territorio. Ma Israele ritiene che le sue argomentazioni sono ben più solide e meglio documentate. Ciononostante, è impegnato a condurre negoziati con i palestinesi per pervenire ad una soluzione definitiva della disputa.
I giordani, che invasero l'area dopo la guerra del 1948, procedettero ad annessione; ma quella annessione non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale. Più tardi il re di Giordania rinunciò unilateralmente ad ogni sovranità o rivendicazione sui territori. Per cui i giordani sono arrivati e andati via. La questione va risolta fra israeliani e palestinesi.