mercoledì 25 maggio 2016

Le reali cause del Riscaldamento Globale


No, non è Lercio. All'Università di Melbourne si è tenuto di recente un "suggestivo" convegno, destinato a stravolgere per sempre le origini e le cause del cosiddetto Global Warning. Scordiamoci le emissioni di anidride carbonica delle nostre auto e mettiamo da parte la cacca delle mucche. Il riscaldamento globale sarebbe prodotto dalla... islamofobia!
Sì: secondo Ghassan Hage, nientepopodimeno che docente di "Future Generation" all'Istituto di filosofia e antropologia di questa università australiana, l'islamofobia sarebbe oggi la principale forma di razzismo (dopotutto l'antisemitismo colpisce soltanto una quindicina di milioni di persone in tutto il pianeta). E fin qui, passi pure (ma anche no).
Ciò che lascia fra l'attonito e il divertito, è il nesso offerto: l'islamofobia cagionerebbe il riscaldamento globale per ben tre ragioni. Nelle parole dell'autore: «come intreccio di due crisi, metaforicamente connesse, con l'una essendo fonte di immagini per l'altra, ed entrambe avendo origine da forme coloniali di accumulazione capitalistica. Il dibattito propone un quarto modo con cui connettere i due fenomeni: un'argomentazione secondo cui entrambi discendono da un analogo modo di essere al mondo - una specie di invischiamento - in quella che genericamente viene descritta come "addomesticamento generalizzato"».

martedì 24 maggio 2016

Quegli episodi di antisemitismo da non minimizzare...

Un quindicenne romano, in visita a Milano, aggredito in quanto ebreo: indossava la kippah. Un simbolo di appartenenza giudicato inaccettabile dagli aggressori, che lo hanno prima apostrofato in modo dispregiativo («ebreo di merda»), salvo poi passare all'azione: mandando all'ospedale il malcapitato. Accade non lontano dal luogo in cui il 12 novembre scorso il rabbino Nathan Graff venne accoltellato e ferito seriamente da uno sconosciuto mai individuato. Succede questo, nell'Europa una volta illuminata, liberale e tollerante.
L'episodio non è eccezionale. Ieri una donna ebrea è stata accoltellata in un caffè nel quartiere ebraico di Amsterdam. Secondo testimoni oculari, l'aggressore si sarebbe dotato di un coltello presso un vicino supermercato, prima di sferrare il suo attacco. In questo caso, perlomeno, rimediando l'arresto.
E non è finita qui. A Montpellier un politico locale è sotto indagine, per aver contrassegnato il suo account Twitter «Vietato ai cani e agli ebrei». Djamel Boumaaz, musulmano, già iscritto al Fronte National, e di simpatie negazioniste; si è invano giustificato, sostenendo che il suo profilo sarebbe stato hackerato da sconosciuti che avrebbero postato l'affermazione antisemita.

mercoledì 11 maggio 2016

Cosa passa per la mente di un israelofobo?

di Steddyeddy*

Il BDS - acronimo di Boycott Divestment and Sanctions - è un movimento creato da un gruppo di esaltati sotto la guida di un qatariota del tutto spregevole e ripugnante dal nome di Omar Barghouti.
Spregevole, perché Omar Barghouti ha invocato il boicottaggio di Israele prima e durante la sua frequentazione dell'università di Tel Aviv, dove ha conseguito una laurea in filosofia; anziché completare gli studi in una università di Gaza, o del Qatar o di un altro stato arabo. Ma i principi del diritto e della democrazia si applicano a tutti in Israele; anche a coloro che ne invocano la distruzione. Immaginate se mai qualcuno lavorasse al boicottaggio del Qatar, dell'Arabia Saudita o degli Emirati, mentre fosse intento a frequentarne le università? bene che andasse, sarebbe incarcerato a vita; al peggio, sarebbe condannato a morte.
Ripugnante perché, da multimilionario, si gode la sua bella vita: o dal lussuoso appartamento che possiede a Tel Aviv (a proposito: ai palestinesi è vietato possiedere proprietà in quasi tutti gli stati musulmani) o da quello di Doha, mentre i palestinesi vivono con meno di 3000 dollari all'anno (eccezion fatta per coloro che hanno la fortuna di lavorare per aziende israeliane, e di godere di parità di trattamento retributivo rispetto ai lavoratori dello stato ebraico; ed ecco una ragione per cui gli odiatori di Israele insistono nel boicottaggio: ansimano di rendere disoccupati i lavoratori palestinesi mentre le aziende israeliane vanno avanti).

giovedì 5 maggio 2016

Ucciso attivista palestinese. La sua colpa: collaborava con gli israeliani

Baha Nabata, era un'attivista palestinese di 31 anni. Marito, e padre di due figli. È stato ucciso lunedì sera nel campo profughi di Shuafat, alla periferia di Gerusalemme, raggiunto da una pioggia di proiettili esplosa da sicari dileguatisi poi in sella ad una motocicletta.
La comunità locale piange una persona onesta, seria, e coraggiosa. Perché ha avuto l'ardire di tentare di migliorare le condizioni di vita degli ospiti del discusso campo profughi situato fra la periferia orientale della capitale israeliana, e il West Bank. Meir Margalit, ex consigliere del partito di estrema sinistra Meretz, e collaboratore di Baha Nabata, ha rivelato che l'attivista palestinese temeva per la sua vita, a causa delle numerose minacce subite: era accusato di tradimento, di collaborazionismo con il nemico. La sua colpa consisteva nei contatti che aveva istituito con la municipalità di Gerusalemme, con cui lavorava nel tentativo di risolvere i problemi del campo profughi, migliorando le condizioni di vita dei palestinesi ivi residenti: costruendo strade e via d'accesso, istituendo un pronto intervento sanitario e addestrando la popolazione a fronteggiare un'eventuale incendio, in collaborazione con i vigili del fuoco di Gerusalemme.