martedì 3 novembre 2015

I 36 stati che non riconoscono Israele


Ostentando una abbondante dose di ingenuità, l'opinione pubblica generalmente ritiene che sarebbe sufficiente sottoscrivere un accordo definitivo fra israeliani e palestinesi per conseguire addirittura la pace in Medio Oriente. Obiettivo tanto ambizioso quanto irrealistico, in un'area martoriata da guerre civili ed estremismo islamico in cui il piccolo stato ebraico non c'entra per nulla. Ma tant'é: si indicano gli accordi con l'Egitto (1979) e con la Giordania (1994) come testimonianze della possibilità di voltare pagina in quest'area.
Ma c'è un "ma": gli accordi di pace sottoscritti fra Gerusalemme e Il Cairo e poi Amman, presupponevano una condizione preliminare cogente: il mutuo riconoscimento. E questo è uno degli aspetti tuttora latitanti: sia il governo di Ramallah di Abu Mazen, sia il governo di Hamas a Gaza, si rifiutano di riconoscere la legittimità dello stato di Israele. Fino a spingersi in enunciazioni grottesche: come quando l'altro giorno "Abu Mazen" ha sostenuto che la presunta occupazione israeliana perdura dal 1948; sottintendendo che non di West Bank si tratti, ma di tutto il territorio compreso fra il Giordano e il Mediterraneo. Allineandosi così' alle ambizioni più estremiste, che vorrebbero cancellare Israele con un tratto di penna, e con la complicità occidentale.
Ma anche se mai fosse raggiunta una intesa con i palestinesi, sarebbe lecito supporre una conclusione definitiva delle ostilità? il dubbio è lecito, tenuto conto che, ad oggi, ben 21 stati non hanno mai riconosciuto Israele; o non intrattengono alcuna relazione diplomatica. Si tratta, in rigoroso ordine alfabetico, di: Afghanistan, Algeria, Arabia Saudita, Bangla Desh, Bhutan, Brunei, Emirati Arabi Uniti, Gibuti, Indonesia, Iraq, Isole delle Comore, Kuwait, Libano, Libia, Malesia, Nord Corea, Pakistan, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.
A questi si aggiungono altri 15 stati che in passato hanno intrattenuto relazioni diplomatiche con Gerusalemme, con o senza soluzione di continuità; interrotte negli anni passati per eventi generalmente riconducibili ad ostilità che in diversi momenti hanno interessato Israele: Bahrain, Bolivia, Chad, Cuba, Guinea, Iran, Mali, Marocco, Mauritania, Nicaragua, Niger, Oman, Qatar, Tunisia, Venezuela.
La mappa in alto (clicca per ingrandire) mostra gli stati che intrattengono normali relazioni diplomatiche (blue), gli stati le cui relazioni diplomatiche risultano in questo momento sospese (celeste), gli stati che in passato hanno intrattenuto relazioni diplomatiche (verde), gli stati che nel passato hanno intrattenuto soltanto rapporti commerciali (fucsia); ed infine gli stati che non hanno ne' mai hanno avuto relazioni di ogni tipo con Israele (arancio).

4 commenti:

  1. Perchè mai dovrebbero riconoscere la legittimità di uno "stato" illegittimo figlio del colonialismo europeo?

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    1. Conferenza di Sanremo, delibera della Società delle Nazioni e in seguito voto dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite: mi dispiace contraddirLa, Anonimo, ma pochi stati al mondo possono vantare una legittimità maggiore di quella di Israele.
      Su quali libri ha studiato la storia?

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    2. Quindi se le Nazioni Unite oggi deliberassero che metà di casa usa ora appartiene a un tizio che dice che un suo avo coltivava lì la terra 2000 anni fa, allora problema risolto? Lei sta zitto e accetta la legittimità di una tale decisione. Caro Borghesino, le leggi (anche quelle razziali, non dimentichiamole) sono tutte "legittime", ma non per questo giuste. Ed Anonimo, il colonialismo europeo non è pertinente in questo caso, suggerisco di rivedere i white papers che hanno a che fare con lo UK, non l'Europa.

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  2. Buon pomeriggio... seppure con ritardo intervengo in questo post. Concordo con la Redazione sul fatto che un accordo tra Palestinesi e Israeliani - seppure ritengo che sarebbe salutato con favore dalla gran parte di entrambe le opinioni pubbliche dei Paesi coinvolti - non risolverebbe il problema della polveriera mediorientale. Le radici dell'instabilità locale risiedono , a mio modo di vedere, non - o non solo - nella presenza di Israele (non è infatti il solo Stato creato artificialmente e a tavolino in quella zona) ma nelle modalità con le quali l'attuale (dis)equilibrio politico è stato creato dagli Stati coloniali, segnatamente Francia ed Inghilterra. Essi hanno responsabilità immense per aver facilitato - grazie ad una politica scellerata di divide et impera - la radicalizzazione dell'Islam sunnita (cosa che risulta evidentissima da una interpretazione non ingenua dei fatti di questi ultimi tempi, tra cui gli orribili eventi di Siria).
    Una rilettura consapevole dei precari equilibri mediorientali va - a mio parere - ben oltre l'esistenza di Israele che, pur essendo parte del problema, è casomai il catalizzatore di troppa attenzione. E questo portrerebbe, peraltro, a mettere in discussione la chiaa linea di demarcazione tra buoni e cattivi che ormai un po' tutti abbiamo imparato a tracciare. Forse, ma è solo una mia opinione, per pulirci un po' la coscienza. Grazie dello spunto di riflessione. Saluti, Najdat

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