domenica 1 febbraio 2015

Ecco come i terroristi islamici entrano in Italia


di Mike Giglio*

Antakya, Turchia. Alla fine dello scorso anno un esponente dello Stato Islamico ha attraversato il confine siriano, si è installato in una città portuale della Turchia, e lì ha avviato una missione di infiltrazione di jihadisti in Europa. Dice che sta riuscendo nell'impresa, nel corso di un'intervista nei pressi del confine fra Siria e Turchia.
L'esponente, un siriano barbuto sulla trentina, afferma che l'ISIS sta inviando combattenti sotto copertura in Europa. Li fa entrare illegalmente dalla Turchia a gruppetti, nascosti in navi da carico fra centinaia di rifugiati. Afferma che i combattenti intendono porre in pratica le minacce dell'ISIS di attaccare l'Occidente, in rappresaglia per gli attacchi subiti da parte degli Stati Uniti a partire dalla scorsa estate in Iraq, e dall'autunno i Siria: «se qualcuno mi attacca», dichiara a BuzzFeed News in condizioni di anonimato, «può star certo che risponderò all'attacco».

Ancor prima dei bombardamenti aerei i governi occidentali temevano che l'ISIS avrebbe trovato il modo per inflitrare i propri jihadisti attraversi i confini comunitari. L'esponente dell'ISIS intervistato è il primo che discute apertamente con la stampa di questo proposito. Descrive il piano che sfrutta la peggiore crisi umanitaria degli ultimi decenni, che ha disperso 3.8 milioni di profughi in fuga dalla guerra civile in Siria; dei quali, un milione e mezzo hanno trovato ospitalità nella sola Turchia.
Dalle città portuali di Turchia, come Izmir e Mersin, molte migliaia di questi rifugiati si sono imbarcati, in special modo verso l'Italia. Da lì' si dirigono verso stati più ospitali, come Svezia e Germania, rivolgendosi alle autorità locali per ottenere asilo politico: «i terroristi entrano in Europa come rifugiati», abbozza l'esponente dell'ISIS.


Due contrabbandieri-rifugiati in Turchia hanno ammesso di aver aiutato l'ISIS ad inviare così combattenti in Europa. Uno di essi ha piazzati una diecina di jihadisti su una imbarcazione, poi si è dileguato quando gli è stato chiesto di inviarne ulteriori. Un altro riconosce di aver imbarcato da mesi combattenti dell'ISIS in Europa, ed è tuttora attivo in questa missione: «sto parlando di alcuni terroristi che vogliono andarvi per visitare le rispettive famiglie; altri vanno in Europa come cellule dormienti».
Fra i colleghi di stanza in questa città portuale della Turchia, il contrabbandiere ha la reputazione di imbarcare terroristi. BuzzFeed News lo ha contattato dopo essersi incontrato con l'esponente dell'ISIS, nel tentativo di accertare le affermazioni di quest'ultimo. Sulle prime l'intermediario ha negato di facilitare l'ingresso di terroristi; poi ha specificato di abbisognare di una licenza per discutere della questione con il giornalista. Poco dopo, ha rivelato di lavorare per la dirigenza dell'ISIS, e ha consentito di discuterne.
Il trafficante rivela che alcuni combattenti vengono dalla Siria. Lo desume dal loro accento. Alcuni gli dichiarano di provenire dall'Europa, e meno affermano di essere cittadini americani. Malgrado la repressione delle autorità turche, l'ISIS continua a far transitare i suoi uomini attraverso un confine colabrodo lungo 565 miglia, attraverso il quale passano jihadisti da e per la Siria. Chi lo richiede riesce ad ottenere documenti siriani falsi, piuttosto facili da conseguire. Dopo aver accolto i terroristi, l'intermediario li colloca in un albergo, in attesa di stilare la lista dei rifugiati che saranno ospitati dall'imbarcazioni, e delle condizioni climatiche favorevoli. Dopodiché lasciano la Turchia come tutti gli altri rifugiati: su piccole imbarcazioni che si distaccano da navi cargo quando si trovano ancora in acque internazionali. Il trafficante ammette di avere una diecina di combattenti pronti a salpare in una città costiera: «partiranno con il prossimo viaggio».

Il funzionario dell'ISIS sottolinea che questa modalità di immisione di terroristi è fondamentale per il gruppo, perché i governi occidentali, unitamente a quello turco, hanno intensificato gli sforzi per tracciare i jihadisti di ritorno dalla Siria; il che induce ad escludere la via aerea dalla Turchia. Il monitoraggio promette di farsi ancora più intenso, con le capitali europee che lavorano per scongiurare nuovi sanguinosi attentati come quello recente a Parigi, che ha fatto 17 vittime. Secondo una recente stima, l'ISIS annovera nei suoi organici oltre 20.000 jihadisti; con più di 1/5 residente in Europa, se non cittadino europeo. Se questi terroristi riuscissero a mettere piede in Europa salpando da navi di rifugiati, potrebbero liberamente tornare a casa valicando i confini, e subendo minori controlli rispetto a quelli aeroportuali. Le imbarcazioni riescono a trasportare terroristi siriani o comunque mediorientali nell'ambito del caos dei rifugiati che si intensifica ogni giorno di più.

Due senatori, contattadi da BuzzFeed News, hanno dichiarato di essere a conoscenza di questa pratica: «penso sia pacifico affermarlo. Non sono in grado di esprimermi circa l'intensità del fenomeno», riconosce Richard Burr, presidente della Commissione del Senato USA dedicato all'Intelligence. «Ne siamo a conoscenza», dichiara il senatore Lindsey Graham, membro della Commissione Difesa del Senato USA, aggiungendo che man mano che la guerra civile in Siria si intensifica, rifugiati e combattenti dell'ISIS continuano ad usare la Turchia come piattaforma di smistamento verso l'Europa: «se non si stabilizza la Siria, non si assumerà mai il controllo di questo fenomeno», aggiunge Graham; «si avrà sempre il dilemma di respingere il jihadista anziché il legittimo rifugiato politico».


L'esponente dell'ISIS, ex membro delle forze di sicurezza siriane, si è unito all'opposizione all'inizio della guerra civile, e ha guidato una rivolta sotto le bandiere dell'esercito libero siriano (FSA), spalleggiato dagli Stati Uniti. Un anno fa ha promesso fedeltà allo Stato Islamico, assieme ai suoi uomini, convinto dalla prospettiva di edificare un califatto. Ha continuato a servire in qualità di comandante, combattendo sia i ribelli che il regime, prima di passare ad un ruolo che definisce "di sicurezza", che contempla le uccisioni. In Turchia, afferma, monitora i gruppi ribelli rivali sul confine, oltre ad inviare combattenti in Europa: «il nostro sogno è un califfato non solo in Siria ma in tutto il mondo, e con l'aiuto di Dio, ci riusciremo presto».
È un ricercato dai suoi precedenti compagni di ribellione. Lo conferma un comandante del FSA, evidenziando i dettagli del tradimento a favore dell'ISIS, e fornendo le foto del nostro uomo onde confermare la sua identità: «ha ucciso un sacco di leader del FSA», aggiunge.

L'esponente dell'ISIS ci concede l'intervista, che si tiene in un ristorante a sud della Turchia, mentre due addetti alla sicurezza controllano l'ingresso e lo chiamano al cellulare ogni trenta minuti per accertarsi che stia bene. Ha ottenuto l'assenso da un suo superiore, noto nel giro come "l'emiro"; precisa che ci sono alcune cose che è autorizzato a rivelare, e altre no.
Raggiunto da un intermediario, l'emiro declina di parlare con noi, ma conferma di aver approvato l'intervista con l'esponente dell'ISIS.
Al ristorante, il nostro intervistato sostiene che lo Stato Islamico ha già inviato 4.000 uomini in Europa. Alla luce degli sforzi della comunità internazionale per neutralizzare il gruppo, il dato appare improbabilmente elevato, e diffuso per sostenerne da un lato il prestigio, e dall'altro per incutere timore. I suoi commenti confermano gli sforzi da parte dell'ISIS per tenere testa alle autorità occidentali e turche: «abbiamo bisogno di introdurli alla svelta», dice con riferimento ai terroristi. Ma gli intermediari insistono nel temporeggiare fino a quando le imbarcazioni sono stipate in ogni ordine di posti; talvolta, contenendo anche 700 persone; «ma non possiamo pagare per tutti i rifugiati, per assicurarsi che la nave sia colma», precisa.
Lamenta la necessità di muoversi di città in città per scongiurare il tentativo di Ankara di neutralizzare l'organizzazione. E teme di essere catturato. Gli è stato suggerito di vendersi come profugo, e di cercare un lavoro che faccia da copertura.
Insiste nel ribadire che tutto il mondo ce l'ha con lo Stato Islamico, alludendo alla coalizione internazionale impegnata negli strike aerei, e si augura che le incursioni terroristiche in Occidente sbriciolino la determinazione dell'Occidente, inducendo uno stop negli attacchi. Ammette che si sarebbe aspettato che i civili fossero stati risparmiati, sebbene si tratti di una materia in cui non ha alcuna voce in capitolo.

Un ufficiale del ministero degli Esteri turco riporta in una dichiarazione via e-mail che le autorità sono all'opera per combattere l'immigrazione illegale dei profughi. Rileva che l'Europa accetti un numero di rifugiati relativamente contenuto, almeno a livello ufficiale; il che incrementa le richieste di ingresso clandestino: «l'immigrazione illegale è una questione rilevante, e la Turchia è determinata a combatterla; ma naturalmente il modo migliore per farlo sarebbe il concerto internazionale per risolvere la guerra in Siria».
Il funzionario dichiara che il governo turco è ignaro circa la possibilità che l'ISIS introduca clandestinamente i jihadisti in Europa, confondendoli fra i rifugiati. Ma un autorevole intermediario, residente nella città costiera turca di Antalya, conferma che le autorità di Ankara lo hanno interrogato sul fenomeno.
Lo stesso contrabbandiere che ammette di lavorare per l'ISIS riconosce di essere stato messo sotto pressione dal governo turco: «tutti i servizi segreti del mondo sono sulle nostre tracce. Ma se qualcuno mi chiedesse se favorisco l'ingresso di terroristi, sarò pronto a dichiarare il falso, giurando che mi limito a favorire i rifugiati in fuga dalla guerra, onde consentire loro una vita migliore», conclude.

* Ghost ships navigating to Italian shores: This is how we send jihadis to Europe
su The Muslim Issue.

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