martedì 18 novembre 2014

A Gerusalemme uccisi quattro israeliani e l'obiettività della stampa

È bancarotta morale per l'informazione. Oggi a Gerusalemme è stato raggiunto il culmine, ma si fa sempre in tempo a scivolare ancora più in basso. A quest'ora i principali giornali online hanno riportato la notizia del grave attentato a Gerusalemme, dove due arabi sono penetrati all'interno della sinagoga di HarNof armati di pistole, coltelli e asce, uccidendo all'urlo di "Allah hu Akbar" quattro fedeli raccolti in preghiera, e ferendone 13, di cui almeno quattro gravemente. Sopraggiunte, le forza di polizia si sono cimentate in un conflitto a fuoco, che ha lasciato per terra i due terroristi.
Vediamo come stanno commentando i principali giornali l'attentato; ennesimo di una lunga e drammatica sequenza, documentata clamorosamente soltanto in minima misura.
«Attentato in sinagoga, strage a Gerusalemme», titola La Stampa, che aggiunge: «Morti quattro fedeli ebrei, uccisi anche i due attentatori. La rivendicazione di Hamas». Titolazione neutrale, per cogliere la provenienza palestinese degli attentatori bisogna il primo rigo della corrispondenza. Ma tutto sommato è una proposta ragionevole, in confronto ad altre scellerate.


La CNN mette sullo stesso piano vittime israeliane e aggressori palestinesi. Il titolo non precisa che i terroristi hanno commesso una mattanza, prima di essere colpiti a morte.


Ancora più ipocrita il New York Times, che declassa i terroristi palestinesi ad "assalitori". Bisogna compiere uno sforzo per giungere al secondo capoverso, dove si precisa che gli aggressori sono palestinesi residenti nei quartieri orientali di Gerusalemme.


Ripugnante la scelta della CBC: la polizia di Gerusalemme è la chiara responsabile della morte di due individui, mentre l'attacco alla sinagoga è soltanto apparente.


Analoga la distanza adottata dal Guardian, che evita accuratamente di adottare la definizione di "terrorismo", e tantomeno la provenienza araba degli attentatori: lo standard del politicamente corretto è rispettato appieno.

Non è da meno l'agenzia Reuters, di cui ci siamo occupati giusto l'altro ieri, che adotta una cautela vomitevole adottando una presunzione di provenienza con riferimento ai responsabili dell'attentato, sebbene se ne conoscano i nomi e i volti.
Non mancheranno ulteriori prove del degrado in cui è scivolata l'informazione. I palestinesi nel frattempo festeggiano: dopo aver incitato le masse a colpire gli israeliani con tutti i mezzi disponibili - dalle auto ai coltellacci da cucina - Hamas ha rivendicato l'attentato, celebrando l'eroismo degli attentatori, mentre in queste ora davanti all'università di Betlemme gli studenti arabi festeggiano donando caramelle ai passanti.
Silenzio da Bruxelles, dove si lavora alacremente ad una risoluzione punitiva nei confronti di Israele. A quanto pare, per l'Europa l'unico aspetto stigmatizzabile è la costruzione di abitazioni civili nei quartieri periferici di Gerusalemme. La violenza, il terrorismo di matrice palestinese sembrano disinteressare la signora Mogherini e la diplomazia del vecchio Continente. Che accetta supinamente il rovesciamento di responsabilità: denunciando l'aggredito e plaudendo all'aggresssore. Il jihadismo non insanguina le strade israliane: al contrario, è già a casa nostra. Ma la stampa non ha tempo per occuparsi della colonizzazione islamica delle menti d'Europa.

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