lunedì 29 luglio 2013

Dal Giordano al mare

Quella è in alto è la "copertina" che introduce alla home page su Facebook del negoziatore palestinese che domani sera discuterà di "pace" a Washington con l'omologo di Gerusalemme.
Si nota purtroppo un particolare aberrante: lo stato israeliano non esiste più. E' tutto coperto da un neonato stato palestinese, come suggerisce anche la scritta in arabo ("filastin", dai filistei, gli acerrimi nemici degli ebrei che popolavano questa terra ai tempi dei romani, dai quali furono deportati, prima che Galilea, Giudea e Samaria fossero appunto ribattezzate "Palestina" in spregio ai suoi abitanti nativi).
Cosa c'è di peggio? liberare 102 criminali che hanno ucciso, brutalizzato, violentato e ferito centinaia di persone innocenti? o stringere la mano ad un soggetto che manifesta la volontà di distruggere un'intera nazione?
Cosa direbbe il mondo se il negoziatore israeliano addobbasse la home page del suo profilo Facebook con una dichiarazione con cui si intende prendere possesso del West Bank?
Sulla pagina di Mohammad Shtayyeh, che rappresenta i palestinesi, si legge «Pretendiamo di negoziare per la pace, ma solo come mezzo per raggiungere un fine: la distruzione di Israele, e la creazione al suo posto di uno stato palestinese sull'intero territorio» (H/t: Israellycool).
Può andare peggio? certo che può andare peggio. Smarrita per la defenestrazione di Morsi e il ridimensionamento in Egitto della Fratellanza Musulmana, esule da Damasco e lontana dalla protezione di Assad, Hamas è rimasta temporaneamente senza punti di riferimento, con il Qatar allontanatosi nelle ultime settimane. Come rileva Khaled Abu Toameh, nelle ultime settimane si sono di nuovo intensificati i contatti fra l'organizzazione terroristica palestinese e l'Iran, che per la verità manteneva rapporti con una corrente di Hamas, finora minoritaria. La crescente ostilità da parte dei militari che guidano ora l'Egitto ha indotto il regime di Gaza ad accettare la corte interessata degli ayatollah. Che in questo modo minacciano di insediarsi anche fisicamente nell'enclave palestinese. Una brutta notizia per Abu Mazen. Ma, purtroppo, anche per lo stato israeliano.

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