giovedì 2 maggio 2013

Un salvacondotto per i criminali palestinesi

Si tiene in questi giorni a Ramallah una conferenza dal titolo "Libertà e dignità". Un titolo pomposo, ma bisogna riconoscere che i relatori indirizzano bene i partecipanti: la libertà di spararle grosse è garantita; e in quanto alla dignità, beh, quella in seno all'autorità palestinese è stata persa da tempo. Basti pensare che questo incontro è tenuta da quando, 11 anni fa, fu arrestato Marwan Barghouti, principale responsabile della "seconda intifada" e pluriomicida senza scrupoli ne' ripensamenti. Un sondaggio rivela che la maggior parte dei palestinesi vorrebbe Barghouti come presidente dell'ANP, se mai elezioni qui dovessero essere nuovamente tenute. Forse è per questo che Abu Mazen, fresco cittadino onorario napoletano, cerca di scavalcare l'illustre concittadino (non napoletano, bontà di De Magistris) sparandole - a salve: è un modo di dire! - ancora più grosse. E pazienza se la dignità dei palestinesi sinceramente desiderosi di pace è calpestata.
Abu Mazen (o, come è conosciuto al di fuori dei campi di battaglia, Mahmoud Abbas) si è lamentato per la contabilità della morte che gli israeliani tengono accuratamente da più di 40 anni. Le vittime del terrorismo palestinese crescono di anno in anno, ma non vale! esclama Abbas: non bisogna farne ricadere la responsabilità della morte sul regime palestinese.
E non solo: i palestinesi arrestati, processati e incarcerati per i loro omicidi, non devono essere giudicati responsabili dei loro crimini, se ammazzano uomini, donne e bambini ebrei. Un punto di vista non tanto originale, da parte di un soggetto che si è laureato in Unione Sovietica proprio con una tesi di laurea con cui si rinnegava l'atroce conteggio delle vittime dell'Olocausto: e possiamo immaginare che le vittime dei campi di concentramento di Auschwitz, di Dacau, di Treblinka, di Chelmno, di Bergen Belsen, siano considerati deceduti per "incidenti domestici" (questo gas, fa più vittime fra le mura domestiche che altrove...) Ci chiediamo quale sia stata la reazione a questa dichiarazione, da parte di Isabelle Durant, vicepresidente del parlamento europeo, che a Ramallah ha letto una dichiarazione del presidente di Strasburgo. Sempre a Ramallah è giunta una attestazione di stima da parte di Jimmy Carter, l'ex presidente americano che ha sollecitato Gerusalemme a liberare i criminali palestinesi come condizione necessaria per conseguire la pace.

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