mercoledì 29 maggio 2013

Che aspetta l'Europa a condannare le torture palestinesi?

di Khaled Abu Toameh*

Malgrado le crescenti denunce di casi di violazione dei diritti umani nel West Bank e nella Striscia di Gaza, l'Unione Europea si esime dal condannare l'Autorità Palestinese (AP) o Hamas. Si tratta della stessa Europa che condanna regolarmente Israele per l'attività edilizia negli insediamenti o per il congelamento di fondi destinati all'AP (Gerusalemme gestisce il servizio riscossione tributi per conto di Ramallah, in attesa che un futuro stato palestinese si doti delle necessarie istituzioni finanziarie, NdT). Di recente, Bruxelles ha condannato Israele per la demolizione di 22 immobili costruiti dai palestinesi nel West Bank e a Gerusalemme (di solito il governo israeliano, come qualsiasi altro governo, provvede alla demolizione di tutte le abitazioni abusive o che violano le normative vigenti; incluse quelle edilizie, NdT).

lunedì 27 maggio 2013

Sanità israeliana, insanità palestinese

Al-Hayat, quotidiano ufficiale dell'Autorità Palestinese, riporta la visita del ministro della sanità di Ramallah presso l'ospedale Hadassah a Gerusalemme, rilevando come il 30% dei pazienti del nosocomio sia palestinese, e sottolineando il programma di formazione e specializzazione a favore di 60 medici e infermieri palestinesi. Ne abbiamo parlato qui qualche settimana fa, e fa piacere che da parte palestinese ci sia l'onestà per riconoscere questo bel gesto.
Purtroppo le belle notizie finiscono qui. Nei pressi di Gaza una donna incinta di 25 anni è stata selvaggiamente picchiata a morte dalla suocera e dai parenti del marito. Anche il bambino di 7 mesi che aveva in grembo è morto. La sua colpa? essere entrata in cucina senza preventivamente accertarsi che la suocera fosse uscita da quella stanza. Immediata la ritorsione: pugni e calci in testa, all'addome e sulla schiena da parte di suocera e cognata, mentre il cognato sferrava violenti colpi con un tubo di ferro (H/t: Elder of Ziyon). Gli aguzzini l'hanno abbandonata sull'uscio di casa, dove è stata raggiunta, priva di vita, da un'ambulanza.
E magari qualcuno troverà il coraggio di addossare ad Israele la responsabilità di questa barbarie.

domenica 26 maggio 2013

Chi non vuol la pace in Medio Oriente?

Incauti organizzatori. Il prossimo 5 giugno è previsto il concerto dei Green Day a Roma. In tutto il mondo si celebra la Giornata dell'ambiente. A Taranto si terrà un'infuocata assemblea presso l'ILVA, mentre Red Canzian suonerà a Brescia. Ma su tutto questo si può sorvolare.
Ciò che per Manlio Di Stefano, pittoresto deputato del partito "Movimento Cinque Stelle" è intollerabile, è che il governo di Gerusalemme abbia organizzato il calcio d'inizio dei Campionati Europei di Calcio Under 21 nello stato ebraico, proprio il 5 giugno 2013: è la ricorrenza della famosa Guerra dei Sei Giorni, che lo stato ebraico combatté contro gli stati di Egitto, Siria e Giordania, che si accingevano a scatenare una massiccia offensiva che avrebbe quasi certamente decretato la scomparsa di Israele. Come si ricorderà, dal 5 al 10 giugno 1967 la reazione difensiva nei confronti dei vicini stati arabi portò sotto il controllo di Israele le Alture del Golan, il Sinai e la Striscia di Gaza; questi ultimi (ri)consegnati rispettivamente ad egiziani e palestinesi, in cambio di un traballante trattato di pace e di una belligeranza pressoché quotidiana. Ma fa sorridere la sorridere per la beata ignoranza l'interrogazione del deputato grillino, che invoca da parte del nostro governo una presa di posizione in concomitanza con un evento che, possiamo immaginare, avrà ribalta mediatica tale da mettere in ombra le assurde rivendicazioni degli antisionisti. Triste rilevare come un partito che goda dei consensi di 1/4 degli italiani, finisca per allinearsi alle posizioni integraliste degli estremisti islamici e del terrorismo. Condivisibile a tal riguardo la denuncia di Rights Reporter.

mercoledì 22 maggio 2013

Come è nato il blocco navale al largo delle coste di Gaza

Un articolo dal titolo "I ritrovamenti di gas naturale nel Mediterraneo orientale possono alterare l'equilibrio strategico", a firma di Yolande Knell e apparso sulle pagine dedicate al Medio Oriente del sito della BBC News il 13 maggio scorso, è complessivamente equilibrato e accurato.
Tuttavia, verso la fine dell'articolo, in cui si discute delle riserve di gas al largo delle coste della Striscia di Gaza, ritroviamo la seguente affermazione: «Da tempo è noto il giacimento marino di Gaza, a sud della linea costiera del bacino del Levante, ad una trentina di chilometri al largo delle coste del territorio palestinese. Nel 1999, l'ANP assegnò i diritti di esplorazione alla British Gas; tuttavia, la guerra fra palestinesi e israeliani ha impedito ulteriori sviluppi del giacimento. La situazione si è complicata quando gli estremisti islamici di Hamas hanno assunto il potere con la forza nel 2007, esautorando i rivali del Fatah. Israele ha conseguentemente irrigidito il blocco navale e costiero di Gaza».

lunedì 20 maggio 2013

Palestinesi ancora vittime di tortura

Mohamed Abdel Karim Dar, residente a Hebron, ha perso la capacità di parlare dopo aver subito innumerevoli torture. La denuncia proviene dall'Independent Commission for Human Rights, che in un rapporto dettagliato, denuncia ben 28 casi di torture nelle carceri palestinesi soltanto nell'ultimo mese.
Secondo la ricostruzione del JPost, Dar è stato detenuto da agenti appartenenti al "Servizio sicurezza preventiva" dell'autorità palestinese. Ignoti sono i motivi del suo arresto e della detenzione. Sappiamo però che ha perso la facoltà di parlare in seguito alle numerose testate che è stato costretto ad imprimere sui muri della cella, in cui era confinato in solitudine. La vittima di queste torture giace ora in un letto di ospedale, dove è stato visitato dallo staff dell'ICHR, che ha subito emesso un reclamo nei confronti di Ramallah.

venerdì 17 maggio 2013

Pollo fritto a Gaza e altre tragedie meno serie

Scoppia la mania del fast food a Gaza. Beh, "fast" è un modo di dire, dal momento che il pollo fritto della KFC deve attraversare i tunnel clandestini scavati al confine fra l'Egitto e la Striscia di Gaza - quelli che il governo di Morsi fa saltare in aria con l'aviazione, o allaga con l'esercito - per giungere a destinazione. Il cibo così tanto occidentale arriva alle case dei palestinesi dopo alcune ore, ma che importa? vale la pena di aspettare per gustare questa prelibatezza.
E pazienza se la consegna di un KFC Family Meal comporta un costo di 80 lire egiziane - quasi 10 euro: quel pasto li merita tutti. Il problema è che bisogna provvedere anche alle spese di consegna: ragionevolmente, vista la strada da percorrere e i rischi che si attraversano. In tutto fa l'equivalente di 18 sterline, annota solerte il Sun: ovvero, 21 euro. Ma non ci avevano detto una volta che a Gaza se la passavano male? ci deve essere non poca gente con il portafoglio gonfio, se si può permettere il lusso di farsi mandare il pollo americano al domicilio.

lunedì 13 maggio 2013

«Solo gli israeliani devono fare delle concessioni»

di Evelyn Gordon*

La scorsa settimana, la Pew Research ha pubblicato i risultati di un sondaggio dal titolo apparentemente confortante: «malgrado le vistose differenze, molti israeliani e palestinesi auspicano un ruolo più ampio per Obama nel risolvere il conflitto». Il sondaggio in effetti ha evidenziato diversi gruppi desiderare un maggior coinvolgimento da parte di Obama, e leggendo il titolo, la conclusione scatta immediata: il conflitto israelo-palestinese è risolvibile se l'America si impegnasse un pochino di più, a patto che entrambi i contendenti lo desiderino.
Tuttavia, leggendo il sondaggio, si perviene a conclusioni opposte: il conflitto in questo momento non è risolvibile, perché alla domanda "è ipotizzabile un modo con cui Israele e uno stato palestinese possano coesistere pacificamente?", un enorme 61% ha risposto negativamente, mentre solo il 14% ha risposto affermaticamente (gli israeliani, in una affermazione della speranza rispetto all'esperienza, hanno visto prevalere i possibilisti rispetto agli scettici nella misura del 50 contro il 38%). In altre parole, un'ampia maggioranza di palestinesi afferma che anche qualora uno stato palestinese fosse crrato, il conflitto persisterebbe fino a quando esisterà Israele. Dove si legge la possibilità che fra israeliani e palestinesi scoppi la pace?

sabato 11 maggio 2013

Gaza: una prigione... dorata

Si fa fatica a trovare ancora gente disposta ad affermare che la Striscia di Gaza sia una "prigione a cielo aperto", come si sentiva fino a qualche anno fa. Il blocco navale al largo delle coste è stato giudicato legittimo da una commissione ONU, peraltro mai tenera con Israele per la sua composizione a prevalenza "non allineata"; ciò ovviamente non impedisce le attività ittiche nelle acque limitrofe. Il problema è rappresentato soprattutto dall'ostilità strisciante del vicino Egitto: malgrado Hamas, che governa nel terrore la Striscia dal 2007, sia una filiazione dei Fratelli Musulmani ora al potere al Cairo, si moltiplicano gli atti di ostilità nei confronti dell'enclave palestinese. Il valico di Rafah spesso e volentieri risulta chiuso per futili motivi, mentre l'esercito ostenta con orgoglio la distruzione con tutti i mezzi dei tunnel che collegano l'Egitto alla Striscia di Gaza. Per fortuna generi alimentari, medicinali, materiali da costruzione, abiti e beni di prima (e seconda) necessità entrano a Gaza per il tramite dei valichi israeliani di Erez e Kerem Shalom.

mercoledì 8 maggio 2013

Arabi che ammazzano altri arabi: non fa notizia

Continua la repressione palestinese ad opera del governo egiziano. Lunedì' il Cairo ha reso noto il rinvenimento di ben 276 tunnel clandestini scavati fra l'Egitto e la Striscia di Gaza. E' noto che questi tunnel esistono a migliaia, e sono stati impiegati fino ad ora per contrabbandare nell'enclave palestinese beni di ogni tipo: generi alimentari, sì, ma anche costosi gadget tecnologici e soprattutto armi e munizioni, che in Egitto arrivano dal confinante Sudan, provenienza Iran. Oltre ad armare Hamas, questi tunnel servono anche a finanziare l'organizzazione terroristica, che preleva dal valore delle "importazioni" una sorta di dazio pari al 20%. Paradossalmente, con l'avvento al potere dei Fratelli Musulmani nel vicino Egitto, Hamas, costola storica dei FM, ha conosciuto una crescente ostilità che ha portato alla progressiva chiusura dei tunnel illegali; con ogni mezzo: anche per allagamento, e conseguente annegamento dei poveri disgraziati che vi "lavorano".

martedì 7 maggio 2013

Per fortuna dei palestinesi, ci sono gli ospedali israeliani

Per la prima volta nella storia, un ministro palestinese ha visitato il complesso ospedaliero di Hadassah, eccellenza della sanità a Gerusalemme. Lo rivela il Times of Israel, precisando che il ministro della sanità palestinese era accompagnato da una delegazione di funzionari. L'incontro con i vertici dell'ospedale israeliano era finalizzato ad accrescere il numero di medici palestinesi che prestano servizio presso la struttura sanitaria (attualmente non meno di 60) eccellenza nell'area mediorientale, e a favorire la cooperazione fra l'Hadassah Medical Center e l'ANP.

lunedì 6 maggio 2013

Palestinesi dal cuore tenero?

Chi l'ha detto che gli arabi hanno gioito per la strage di Boston? è vero, ci sono stati festeggiamenti per le strade di Gaza, e possiamo immaginare altrove. Un comportamento macabro che a molti ha ricordato l'esultanza di strada scoppiata alla notizia dell'attentato alle Torri Gemelle. Ma nessuno può essere così cinico e spregevole da credere che tutti gli arabi odino in tal modo gli "infedeli". C'è brava gente anche da queste parti.
Esempio: questi due ragazzini, palestinesi, che hanno inviato un messaggio di cordoglio alle famiglie americane che hanno pianto le vittime dell'attentato del 15 aprile. Giustamente i simpatizzanti della causa palestinese chiosano: «i bambini palestinesi piangono per la gente di Boston; ma per loro, chi piange?»

domenica 5 maggio 2013

Il calcolo cinico di Assad

E' disperata ma intelligente la mossa di Assad in Siria.
A quanto pare, dopo 70.000 morti, fra cui diverse migliaia di bambini (non dimentichiamolo), il mondo si sta svegliando dal torpore. Non si capisce perché, ma se quella gente è uccisa a colpi di pistola in faccia, con i bombardamenti aerei, o scaraventata nei burroni, non tocca le coscienze; ma se si impiegano i gas o comunque le armi chimiche, la famosa "linea rossa" di Obama risulta superata. E si interviene per fermare il massacro.
Il Macellaio di Damasco non intende arrendersi. E, sinceramente, il mondo non desidera un nuovo regime integralista islamico in Medio Oriente dopo quelli insediatisi in Tunisia, in Egitto, in Libia, e - si teme - in futuro forse anche in Giordania.
Sta di fatto che per portare avanti il suo genocidio, Assad si sta facendo inviare armi dall'alleato iraniano; unico rimastogli (a parte i fascisti italiani di Forza Nuova; ma quelli, più che simpatizzare per il povero Arrigoni, non fanno). Sono armi a medio raggio, capaci di coprire 300 chilometri. Praticamente, di sorvolare Israele da nord a sud. Così, da Teheran le armi atterrano in Siria, e da qui partono verso il Libano, destinazione Hezbollah. Ora, a nessuno farebbe piacere avere alle porte di casa un movimento terroristico che non esita a finanziarsi con il contrabbando di droga (vietato dal Corano); men che meno al governo di Gerusalemme, dal momento che Haifa, importante centro industriale sul Mediterraneo, dista appena 30 chilometri dal confine libanese: dove il contingente internazionale UNIFIL dovrebbe proprio sorvegliare affinché Hezbollah non si riarmi, in ossequio alla Risoluzione del CS dell'ONU 1701 del 2006 (altri soldi buttati...).

Israele e l’enigma siriano

di Michael Sfaradi*

Più volte il governo di Gerusalemme, per voce di alcuni funzionari del ministero della difesa o degli esteri, aveva avvertito, sia direttamente sia tramite i canali internazionali, che non sarebbero stati tollerati spostamenti di armi strategiche come quelle chimiche in dotazione all’esercito siriano o di missili a lunga gittata di fabbricazione iraniana nelle mani della milizia sciita Hetzbollah. Già nei mesi scorsi l’aeronautica militare israeliana aveva colpito, alla periferia di Damasco, il centro di ricerche per la guerra chimica dell’esercito siriano. Si trattò comunque di un’azione mirata e di basso profilo, più che un vero e proprio atto di guerra un serio avvertimento, niente a che vedere con quello che sta succedendo in queste ore. Ultimamente c’erano stati diversi cambiamenti ai confini fra la Siria e lo Stato ebraico, e questo non era certamente sfuggito agli esperti e agli osservatori internazionali. La prima avvisaglia si era avuta nei giorni scorsi con l’improvviso spostamento e schieramento di tre delle cinque batterie antimissile “Iron Dome”, le stesse che difesero il sud di Israele durante l’operazione “Colonna di nuvola”. Inizialmente si era pensato, o meglio si era voluto far credere, che l’azione fosse legata a delle non meglio precisate esercitazioni che avrebbero dovuto interessare reparti della brigata del Golan, alcuni squadroni di mezzi corazzati e decine di riservisti richiamati proprio per aggiornamento e addestramento, ma le ultime notizie che arrivano dai canali internazionali, e che stranamente vengono confermate nel giro di poche ore, hanno completamente cambiato le carte in tavola mettendo in luce il fatto che Israele segue gli eventi siriani come la massima attenzione e quando lo ritiene necessario interviene.

giovedì 2 maggio 2013

Un salvacondotto per i criminali palestinesi

Si tiene in questi giorni a Ramallah una conferenza dal titolo "Libertà e dignità". Un titolo pomposo, ma bisogna riconoscere che i relatori indirizzano bene i partecipanti: la libertà di spararle grosse è garantita; e in quanto alla dignità, beh, quella in seno all'autorità palestinese è stata persa da tempo. Basti pensare che questo incontro è tenuta da quando, 11 anni fa, fu arrestato Marwan Barghouti, principale responsabile della "seconda intifada" e pluriomicida senza scrupoli ne' ripensamenti. Un sondaggio rivela che la maggior parte dei palestinesi vorrebbe Barghouti come presidente dell'ANP, se mai elezioni qui dovessero essere nuovamente tenute. Forse è per questo che Abu Mazen, fresco cittadino onorario napoletano, cerca di scavalcare l'illustre concittadino (non napoletano, bontà di De Magistris) sparandole - a salve: è un modo di dire! - ancora più grosse. E pazienza se la dignità dei palestinesi sinceramente desiderosi di pace è calpestata.

mercoledì 1 maggio 2013

E mentre Abu Mazen diventa cittadino onorario napoletano...

Mentre il sindaco di Napoli getta discredito ed ignominia sulla città, invitando il presidente dell'OLP e conferendogli addirittura la cittadinanza onoraria (peccato: non ha colto l'occasione per chiedergli conto della repressione a Ramallah, e delle recenti dimissioni del primo ministro Salam Fayyad, che ostacolava la corruzione e l'inefficienza del regime di Abu Mazen); nel resto del mondo il boss dell'autorità palestinese, capo di Al Fatah, presidente dell'OLP e adulatore dei fondamentalisti di Hamas è trattato per quello che è: un simpatizzante, se non un fiancheggiatore, del terrorismo internazionale. Dopotutto, è pur sempre il responsabile organizzativo e logistico della Strage di Monaco del 1972.
Per non lasciare dubbi sulla sua moralità, Abu Mazen si è affrettato a felicitarsi con Salam As’ad Zaghal, che martedì ha accoltelato e ucciso nel West Bank Evyatar Borovsky, cittadino israeliano di 31 anni e padre di cinque figli. E' sceso in campo addirittura Al Fatah, il partito di Abu Mazen al potere in Cisgiordania (ufficialmente, per mancanza di elezioni da più di quattro anni; altrimenti, sarebbe destinato a perdere interamente il potere), che sulla sua pagina ufficiale su Facebook ha celebrato l'"eroe", peraltro rilasciato poche settimane fa dopo essere stato arrestato e incarcerato per tre anni fra l'altro per aver lanciato pietre e bottiglie incendiarie.