venerdì 5 aprile 2013

Pallywood prospera

L'economia palestinese mostra segni di miglioramento. Non solo il turismo internazionale si beneficia dello sviluppo di strutture ricettive sempre più lussuose, di centri commerciali fornitissimi e di mercatini rionali pieni di ogni bendiddio; ma ora i turisti possono anche godere di una mappatura dettagliata e in lingua inglese di Gaza e dell'intera Striscia, grazie alla quale si potranno ammirare le bellezze e la cultura locali.
Un impulso considerevole all'economia locale è fornito dall'industria della finzione cinematografica. E' la cosiddetta "Pallywood", che fornisce lavoro a schiere di figuranti, teatranti, comparse e tutto il corredo di cineoperatori, reporter, cameramen e distributori ai circuiti internazionali. Naturalmente, nel perfetto stile del neorealismo palestinese, buona parte di questi soggetti sono dilettanti, non ancora pienamente avezzi alle tecniche di recitazione. Capita così che talvolta fissino l'obiettivo, o forniscano materiale ai bloppers - sapete, i cacciatori di errori nei film, capaci di scovare un orologio al polsino sinistra, miracolosamente spostatosi al polsino destro pochi fotogrammi più avanti.

Il filmato distribuito in questi giorni è un perfetto esempio della finzione cinematografica palestinese ad uso e consumo dell'ingenuo Occidente. Nelle riprese si scorgono alcuni ragazzini, fermati dalle forze di sicurezza israeliane dopo la solita aggressione ai danni dei passanti a colpi di pietre, che procedono con fare balzanzoso. Uno dei tre giovanissimi interpreti scorge la telecamera in azione - per i meno esperti, è la luce rossa che segnala l'avvio delle riprese - e mostra ad un soldato incerto e perplesso la caviglia del suo amico. Apparentemente, nelle prime immagini il protagonista della vicenda segnala la caviglia sinistra, ma subito dopo l'amico mostra al soldato la caviglia destra.
L'occhio della telecamera scorge il momento di passione, e così il volto del bambino si fa sofferente. I figuranti cercano l'incoraggiamento dei passanti, e lo trovano: una donna si avvicina, malgrado il soldato tenti di impedire che il campo delle riprese venga occupato da un interprete inatteso. La donna, con fare sicuro, certifica un malanno all'arto inferiore del bambino, il quale, appresa la diagnosi, inizia a dimenarsi, in preda a spasmi e convulsioni.
La recita continua: incoraggiato dalla donna, il bimbo inizia il suo pietoso lamento, accenna a piegarsi in avanti, come se dovesse vomitare - i trattati di scienza medica devono essere riscritti: una slogatura può provocare reazioni intestinali se non anche polmonari (la mano sinistra del bambino raggiunge la cassa toracica!) - per un attimo il braccio raggiunge la caviglia sinistra, quella ormai accertatamente "sbagliata", ma è un'esitazione che rientra immediatamente.
Pochi istanti dopo, il ragazzino si rialza, miracolosamente, senza mostrare più alcuna sofferenza. Ma è un "fuori onda" che dura poco: accortosi di essere ripreso, il ragazzino torna a mostrare sofferenza, e a quel punto ai malcapitati militari non resta altro che fornire le dovute cure mediche. Straziante - davvero da Oscar - l'interpretazione dell'adulto sopravvenuto per inveire contro i militari israeliani, sempre più perlessi, ignari di far parte di una impeccabile messinscena: la presenza diffuse di telecamere e telefoni cellulari che immortalano la scena esaltano la comparsa palestinese. Spassoso il finale, degno del teatro dell'assurdo di Ionesco: le ultime immagini sfocano sul bambino, dolorante questa volta al braccio destro, opportunamente fasciato. Bravo!

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