giovedì 31 gennaio 2013

La guerra (mediatica) è ri-cominciata

Ricomincia la guerra mediatica contro Israele. Il regime di Assad è allo stremo e cerca di trafugare tutte le armi in suo possesso prima della caduta. Destinatario obbligato la formazione terroristica sciita di Hezbollah, di stanza nel sud del Libano nonché nella stanza dei bottoni dell'Esecutivo di Beirut, per la gioia dell'ex ministro degli Esteri italiano D'Alema che cerca di convincere l'opinione pubblica italiana che con Hezbollah bisogna parlarci; perché sono politici, e non "militanti" (giammai terroristi!), poiché siedono al governo.
Ragionamento bizzarro, poiché su questa falsariga dovremmo salutare come benvenuti i governi democraticamente eletti di Hitler in Germania e di Ahmadinejad in Iran, fra gli altri. Ma non divaghiamo...
Il regime siriano, in combutta con quello iraniano, sta cercando di distogliere l'opinione pubblica, servendosi dei mezzi che la povera democrazia gli mette a disposizione. Il Consiglio Onu per i diritti umani, in cui siedono campioni delle libertà individuali del calibro di Cuba, Arabia Saudita, Cina, ha denunciato le presunte violazioni dei diritti umani da parte di Israele; sorvolando sul massacro in corso da quasi due anni in Siria: «Un Consiglio talmente ossessionato da Israele che di recente ha reso possibile una conferenza del leader di Hamas Ismail al Ashqar nel quadro di un evento organizzato all’interno dell’agenzia Onu a Ginevra», annota tristemente questa mattina il Foglio, che ricorda come per 39 risoluzioni adottate nei confronti dello stato ebraico, ve ne siano soltanto tre che riguardino la Siria e una l'Iran: insomma, massacrate pure, ma non fate troppo rumore...

Effetti collaterali sgraditi

La pace a modo loro: Ramallah ha reso noto che l'Autorità Palestinese boicotterà tutti i prodotti israeliani. Tutti: non solo quelli realizzati nei territori contesi, ma anche quelli prodotti nello stato ebraico.
Brutte notizie per gli 800 dipendenti palestinesi della Soda Stream, il produttore di kit domestici per la generazione di acqua carbonata venduti in tutto il mondo (in Italia sono commercializzati al prezzo di circa 100 euro e a Natale sono andati a ruba): rischiano di andare a casa, disoccupati, per la chiusura degli impianti. I boicottatori saranno contenti; i palestinesi, meno.

mercoledì 30 gennaio 2013

F.R.I.E.N.D.S.

Ma quali elezioni politiche?! gli italiani in questo momento si dividono fra la boriosità di Tiziana, l'avvocato romano che cerca di realizzarsi al di fuori dei tribunali, la simpatia di Ivan, outsider che per certi versi ricorda lo Spyros della prima edizione, la creatività di Maurizio, il salutismo di Paola e l'onestà di Andrea.
Per i pochi che non lo sapessero, stiamo parlando di Masterchef Italia, il cooking show trasmesso su Sky e giunto alla seconda edizione. Un format di successo in tutto il mondo in cui è stato trasmesso: negli Stati Uniti, in Australia, nel Regno Unito, in Germania, Francia e tanti altri stato. Incluso Israele.
E qui c'è da mettere mano ai fazzoletti, perché MC Israel, giunto alla terza edizione, ha mostrato ancora una volta la straordinaria tolleranza e apertura di questo paese. I tre finalisti sono Tom, nato in Germania ma convertosi al giudaismo; Jacky, una ebrea ortodossa; e Salma, araba israeliana.

martedì 29 gennaio 2013

Differenze di prospettiva

Pochi mesi fa veniva barbaramente trucidato a Bengasi l'ambasciatore Christopher Stevens. La sua colpa? essere americano, come americani erano il produttore e il regista di un filmetto semi-amatoriale ritenuto blasfemo secondo il giudizio dei suoi brutali carnefici. L'esecuzione oltraggiosa di Stevens ha raggiunto la Casa Bianca, accusata di negligenza quando non di complicità; e soltanto l'aura abbagliante di Obama ha evitato la clamorosa bocciatura alle urne.
Il punto però è un altro: "l'Occidente se l'é cercata", fu la sbrigativa conclusione di una significativa parte dell'opinione pubblica mondiale, sempre pronta ad autoflagellarsi per presunte colpe antiche e moderne. Raffigurare Maometto è dissacrante per europei e americani ancor prima dei musulmani, e il solo parlarne è sconsigliabile se si vogliono evitare grane; figurarsi a raffigurarlo in atteggiamenti umani.
Se c'è chi ha disposto a comprendere, tollerare e addirittura prevedere una comprensibile reazione violenta in seguito ad una certa rappresentazione offensiva del buon musulmano; quale dovrebbe essere la reazione del buon ebreo di fronte alla ripugnante vignetta pubblicata l'altro giorno dal Sunday Times (quotidiano del gruppo Murdoch, che ieri si è personalmente scusato)?

sabato 26 gennaio 2013

Leggende e falsificazioni sulla guerra Hamas-Israele (III Parte)

di IPT News*

6. Hamas è una fonte credibile di informazioni.
E' nell'interesse di Hamas il gonfiare il numero delle vittime palestinesi. Negli anni, Hamas ha impiegato immagini fasulle, allestito finerali finti e mentito sulle reali vittime del conflitto, per creare la sensazione che Israele commetta deliberatamente dei crimini. La recente escalation non ha fatto eccezione. Poco dopo l'inizio delle ostilità ha iniziato a circolare una foto che raffigurava un bambino ucciso; presumibilmente, per mano degli israeliani. Invece, il bambino era una delle 30 mila (ad oggi, le vittime documentate sono quasi 48 mila, NdT) della guerra civile in Siria. Un'altra immagine infame, comparsa sulle prime pagine dei giornali, ritrae il primo ministro egiziano Hisham Qandil e il primo ministro di Hamas Ismail Haniyeh che abbracciano un bambino rimasto ucciso, hanno detto, da un attacco aereo israeliano. Per quanto, esperti del "Palestinian Centre for Human Rights" hanno ammesso che l'esplosione letale sia stata cagionata da un missile palesinese difettoso ricaduto a terra poco dopo il lancio. Hamas non è nuova a queste macchinazioni e mente per guadagnare credito nella guerra delle pubbliche relazioni: l'unica battaglia che può vincere. Nell'epoca dei social media, la propaganda è una componente vitale della comunicazione di Hamas.

venerdì 25 gennaio 2013

Educare alla violenza sin da piccini

Sette anni fa, a Gaza, l'organizzazione terroristica islamica "Hamas" vinceva le elezioni, promettendo migliori condizioni di vita per i palestinesi. Un anno dopo, nel 2007, i rivali di Al Fatah erano brutalmente allontanati dagli organi elettivi e di fatto espulsi dalla Striscia.
Purtroppo, le promesse non sono state mantenute, e chi si arrischi a manifestare dissenso, corre serio pericolo di vita. La recente crisi di novembre lo ha insegnato drammaticamente. Ma al peggio non c'è mai fine...

giovedì 24 gennaio 2013

Come l'Autorità Palestinese intimidisce gli elettori israeliani

di Khaled Abu Toameh*

I casi sono due: o l'Autorità Palestinese (AP) non sa cosa vuole da Israele, oppure è troppo preoccupata di ammettere che non dispone di un mandato per sottoscrivere un trattato di pace.
Quando al potere in Israele c'erano i partiti e i politici di Sinistra, la leadership dell'AP ha perso diverse occasioni per raggiungere la pace con Israele. E' successo almeno due volte negli ultimi tredici anni: quando l'allora primo ministro Ehud Barak fornì generose concessioni a Yasser Arafat a Camp David; e più tardi quando Ehud Olmert offrì ancora di più durante il suo mandato di primo ministro.
L'AP prima perse l'opportunità di raggiungere un'accordo con le coalizioni di centrosinistra, poi, quando la Destra salì al potere in Israele, si lamentò che non scorgeva un partner credibile per discutere di pace, invitando gli israeliani a non votare per Netanyahu.