giovedì 20 dicembre 2012

Il decalogo del buon giornalista mediorientale

Regola numero 1: In Medio Oriente, sono sempre “i coloni sionisti di estrema destra” ad attaccare per primi, e sono sempre le povere vittime palestinesi(donne e bambini) che soffrono di più, nonostante le ritorsioni di Hamas o di altri movimenti. Questi vanno chiamati “la resistenza”.

Regola numero 2: Gli ebrei, i sionisti e gli israeliani semplicemente non hanno il diritto di difendersi contro il lancio incessante di razzi mirati su obiettivi civili. Se lo Stato di Israele si difende, bisogna parlarne come di un crimine di guerra.

Regola numero 3: Hamas o Hezbollah ha il diritto di uccidere civili israeliani. Questo si chiama resistenza contro una forza di occupazione.

Regola numero 4: Quando Hamas uccide civili israeliani, le potenze occidentali chiedono a Israele di dar prova di moderazione. Questa è chiamata la reazione della comunità internazionale.

Regola numero 5: Gli israeliani non hanno il diritto di catturare terroristi, anche se il loro numero è molto limitato e giustificato da accuse verificate. Questo è ancor più proibito perché le carceri israeliane sono prigioni "4 stelle", con TV satellitare, giornali, alimentari Hallal, imam, visita medica tutti i giorni, croce rossa, attività organizzate dalle Nazioni Unite ecc

Regola numero 6: I palestinesi hanno il diritto di rapire, di torturare, di lasciare senza notizie qualunque israeliano, senza che la comunità internazionale debba dire una parola. Anche senza che sia consentito l'accesso della Croce Rossa, nessuno si sconvolgerà. E naturalmente nemmeno quando bisogna scambiare un ostaggio contro 1.000 terroristi.

Regola numero 7: Quando si dice "Cisgiordania", aggiungere sempre la frase "coloni estremisti anti-arabi e ultra-violenti."

Regola numero 8: Quando si dice "Hamas" e "Hezbollah", è importante non aggiungere mai "sostenuti da Siria, Iran e la Fratellanza Musulmana", perché si potrebbe pensare che si tratti di un conflitto sbilanciato.

Regola numero 9: Non parlare mai di Giudea e Samaria, di iniziativa per la pace, di negoziati diretti, scambi economici, assistenza alla popolazione organizzata da Israele, di innovazione, di amore nell'ebraismo, né delle Convenzioni di Ginevra ( per esempio sui diritti dei prigionieri). Questo può disturbare lo spettatore, il lettore o l'ascoltatore.

Regola numero 10: Gli arabi parlano meglio che gli israeliani. È per questo che bisogna dar loro e ai loro sostenitori, il più spesso possibile, l'opportunità di parlare. Così possono spiegare le regole precedenti (1-9). Questa si chiama neutralità giornalistica.

Regola numero 11: Se non siete d'accordo con queste regole o se pensateche favoriscono una parte nel conflitto contro un'altra, questo vuol dire che siete pericolosi sionisti, che certamente dominate l'Italia e il mondo, che lavoriate nei media, in finanza, in politica, medicina o legge. Se siete così, probabilmente la ragione è che avete un naso grosso e parlare per tutto il tempo della Shoah. E quando andate alla sinagoga sionista, è solo per discutere il modo migliore per dominare il mondo.”

Fonte. Rilanciato da Ugo Volli.

Che altro possiamo aggiungere? che in Medio Oriente il "cessate il fuoco" deve intendersi come consenso prestato ai terroristi affinché si possano riarmare, e tornare più aggressivi e bellicosi di prima; che le linee armistiziali riconosciute sotto pressione internazionale devono ritenersi confini definitivi, e non appunto linee provvisorie da consolidare dopo accordi bilaterali; che gli accordi di pace, pur se solenni e controfirmati autorevolemente, possono essere cestinati dietro iniziativa di un singolo disperato, e un po' rosicone del successo altrui; che i bravi giornalisti sono ossequiosi delle regole imposte dall'autorità palestinese, e che loro no, proprio non fanno quelle cose, tipo andare a denunciare i terroristi che linciano i riservisti, mostrandone orgogliosi il sangue alle troupe delle televisioni private italiane...

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