- «Non c'è posto per gli ebrei fra di noi, e non avete un futuro fra le nazioni del mondo. Siete destinati alla cancellazione» (Mahmoud Zahar).
- «Morte ad Israele» (slogan ricorrente nelle dimostrazioni antisioniste).
- «Non riconoscerò mai uno stato ebraico, ne' oggi ne' fra mille anni!» (Mahmoud Abbas).
- «Dal fiume (Giordano, NdT) al mare, da nord a sud, questa è la nostra terra, la nostra patria. Non rinunceremo nemmeno ad un pollice di essa. Israele è illegittimo e lo sarà per sempre. E' roba nostra, e non dei sionisti» (Khaled Mashaal).
- «Oggi Gaza. Domani Ramallah. Dopo ci prenderemo Gerusalemme, e poi Haifa e Jaffa» (Ismail Haniyeh).
C'è da spiegare qualcosa? Per decenni siamo stati bombardati da presunti esperti, che ci volevano spiegare perché il paradigma dei due stati (per due popoli: arabo e israeliano, NdT) era l'unica soluzione plausibile per un'intesa con i palestinesi, e affinché sopravvivesse uno stato ebraico. Avendo impiegato tutto questo tempo nello studiare e analizzare i percorsi postulati da questa road map, e dopo aver analizzato le personalità e le intenzioni degli avversari degli israeliani, sono giunto alla conclusione, definitiva e irrevocabile, che ciò non avverrà mai. E se mai arrivassimo a questo, sarebbe una tragedia per Israele: sarebbe la condanna a morte per lo stato ebraico.
Sarebbe una condanna a morte perché sarebbe l'ultimo atto, in cui Israele sarebbe ridotto ad uno scheletro di uno stato strategicamente indebolito, impossibilitato a difendersi o a proteggeri dagli attacchi di un gruppo minaccioso di stati islamici radicali. Uno stato palestinese non agirebbe affatto da cuscinetto nei confronti di questa ostilità; piuttosto, sarebbe l'avanguardia di un consistente attacco generalizzato.
Quando discuto questa questione con i politici israeliani, con gli esperti, con i diplomatici europei e con i giornalisti, i quali coltivano l'utopia di una soluzione di due stati sulla base dei confini del 1967 (di fatto: le linee armistiziali del 1949, che le parti belligeranti chiarirono fossero assolutamente non definitive, NdT), con una parte di Gerusalemme consegnata ai palestinesi come capitale del loro stato; pongo loro una domanda, molto importante, che mi angoscia: mi angoscia perché non ricevo mai risposta che plachi le mie ansie e i miei timori.