venerdì 16 novembre 2012

Come è bello fare il corrispondente di guerra... a Gaza

Quando un giornalista arriva in Medio Oriente (che poi è un modo generico per definire Israele e territori palestinesi: sono anni che non si vedono giornalisti arrivare in Siria, malgrado i 40 mila morti ammazzati, se non per rendere omaggio al macellaio di Damasco Assad), dove sceglie la propria base: in Israele o a Gaza? ma a Gaza, naturalmente!
Centra probabilmente la proberbiale parsimonia degli israeliani: «vieni in Israele per fare un servizio? fatti pagare le spese dal tuo giornale! io funzionario del governo di Gerusalemme devo pagare anche la telefonata che ti faccio per prendere un appuntamento». I palestinesi invece sono così carini e disponibili, da ospitarti a loro spese negli alberghi più lussuosi, e magari ci scappa anche un lauto pranzo e una... coperta. A quel punto, è difficile sottrarsi alle richieste dei terroristi di mettere in scena una finta emergenza a beneficio degli ingenui telespettatori occidentali: no, dopo una intera giornata ospite dei gentili "militanti" palestinesi.
Battute a parte, c'è un altro motivo che spiega perché i media si stabiliscono nella "prigione a cielo aperto" di Gaza, anziché nell'Israele meridionale. Il lettore lo ha già intuito: fare compagnia al milioni di sfortunati israeliani che dall'inizio dell'anno hanno beneficiato di una pioggia di 1300 fra razzi, missili e colpi di mortaio, comporta qualche rischio di non portare a casa la pellaccia; stabilirsi nella Striscia di Gaza comporta pochi rischi, data la nota capacità chirurgica dell'aviazione israeliana di colpire gli obiettivi terroristici, e non i civili. Per cui, a meno che si ignorino gli inviti ad non frequentare troppo da vicino i terroristi e le loro installazioni belliche, il rischio è decisamente inferiore.
Eloquente la testimonianza di Jodi Rudoren del New York Times, che scrive dalla suite del Al-Deira Hotel sulla sua pagina Facebook, e che riporta le testimonianze della sua collega Harriet Sherwood del Guardian, ospite dello stesso albergo.
Comodo fare così i corrispondenti di guerra...

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