martedì 30 ottobre 2012

Sempre più palestinesi vogliono diventare israeliani

di Khaled Abu Toamheh*

Non si può negare che richiedendo la cittadinanza israeliana, sfidando i moniti dell'OLP e di Hamas, i palestinesi intendano vivere sotto la giurisdizione israeliana, anziché quella araba. L'Autorità Palestinese (AP) si mostra preoccupata per il crescente numero di palestinesi di Gerusalemme che richiedono la cittadinanza israeliana. Hatem Abdel Kader, residente nel West Bank governata da Al Fatah, ma in possesso di "passaporto di Gerusalemme", ha rivelato che più di 10 mila palestinesi di Gerusalemme hanno ottenuto la cittadinanza israeliana. E attribuisce questo crescente fenomeno al fallimento del progetto dell'AP e all'incapacità dei paesi arabi e islamici di supportare concretamente i residenti arabi di Gerusalemme.
In altre parole, egli riconosce che Israele fa per i palestinesi molto più di quello che la leadership palestinese e l'intero mondo arabo e islamico ha fatto per essi.
Secondo le statistiche rese note dal Ministero degli Interni, nell'ultimo decennio 3.374 palestinesi hanno ottenuto la cittadinanza israeliana; con un trend esponenziale negli ultimi due anni. I palestinesi che vivono a Gerusalemme godono della condizione di residenti permanenti in Israele. Ciò consente loro di possedere una documento di identità israeliano, sebbene non possano ottenere un passaporto. In altre parole, godono di tutti i diritti dei cittadini israeliani, con l'unica eccezione rappresentata dalla possibilità di votare alle elezioni generali.
La legge israeliana consente a tutti di richiedere la cittadinanza. Eppure, nei primi vent'anni dopo la riunificazione di Gerusalemme del 1967, pochi palestinesi ne fecero richiesta: all'epoca, ciò era considerato un gesto di tradimento; e l'OLP, aperta minacciava i palestinesi che valutavano di agire in tal senso.
Ma la tendenza è mutata dopo la sottoscrizione degli Accordi di Oslo del 1993, e con la nascita dell'Autorità Palestinese dell'anno successivo: d'un tratto, il numero di richiedenti è aumentato esponenzialmente, con i palestinesi che non hanno più mostrato timore o vergogna nel presentarsi agli uffici competenti del Ministero degli Interni per richiedere la cittadinanza israeliana. Il principale motivo addotto è il timore che Israele possa cedere la sovranità di Gerusalemme Est all'AP: ciò li priverebbe di tutti i privilegi goduti in quanto residenti sotto la giurisdizione israeliana, inclusi l'accesso alla sanità e all'istruzione pubblica, nonché la libertà di movimento e di lavorare.
Inoltre, i palestinesi di Gerusalemme realizzano che malgrado le difficoltà che incontrano in Israele, le loro condizioni di vita risultano di gran lunga migliori di quelle di cui godrebbero se vivessero sotto la giurisdizione dell'AP. La mancanza di democrazia e la massiccia corruzione inducono altresì molti palestinesi a richiedere la cittadinanza israeliana, come modo per garantirsi un futuro sotto la sovranità dello stato ebraico: come ha efficacemente riassunto un palestinese: «preferisco vivere nell'inferno degli ebrei, che nel paradiso di Hamas o di Arafat».
Un altra ragione per cui i palestinesi si affrettano a richiedere la cittadinanza israeliana è il timore che le autorità possano loro revocare il documento di identità israeliano: secondo la normativa, gli arabi che risiedono a Gerusalemme, e che vanno a vivere al di fuori dello stato, perdono automaticamente il loro status di residenti permanenti. Negli ultimi dieci anni, in effetti, molti residenti palestinesi che sono andati a vivere nel West Bank hanno perso la loro carta d'identità israeliana.
Molti di coloro che hanno richiesto la cittadinaza israeliana sono cristiani di Gerusalemme, timorisi di finire sotto la giurisdizione palestinese o addirittura sotto Hamas.
Ironicamente, ottenere la cittadinanza israeliana è stato un modo agevole per gli arabi per assicurarsi i diritti sociali, economici, sanitari e di istruzione che solo questo stato garantisce in questa estensione. Non vi è dubbio che richiedere la cittadinanza israeliana, in contrasto con le raccomandazioni di Hamas e dell'OLP, sia una affermazione politica di principio da parte dei richiedenti, i quali ammettono di preferire di vivere sotto la giurisdizione israeliana, anziché sotto quella araba.

* Gatestone Institute International Policy Council

Mentre c'é ancora chi sostiene la tesi oltraggiosa - ma ormai più ridicola: non ci crede più nessuno - dell'apartheid in Israele; un volo charter ha appena trasportato 240 immigrati africani nello stato ebraico. Il volo è il primo di una serie, facente parte del programma "Dove’s Wings", un'iniziativa pubblica che favirirà l'aliyah delle comunità ebraiche dell'Etiopia, convertite con la forza al cristianesimo durante il 19esimo e 20esimo secolo.
Il programma, da 17.5 milioni di shekel israeliani, sarà completato entro un anno. Già ieri sono sbarcati a Tel Aviv i primi, simpatici, nuovi cittadini israeliani.

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