domenica 26 febbraio 2012

Giochi innocui?



Uno dei passatempi preferiti della gioventù araba a Gerusalemme: lanciare sassi contro le auto israeliane, specie se a guidarle sono le "impure" (in Occidente le chiamiamo ancora donne).
Danni consistenti, qualche ferito, e di tanto in tanto ci scappa il morto.

Molto meno "innocue" le violenze subite ieri da due soldati israeliani, in borghese, nei pressi di un ospedale di Haifa, il porto commerciale sul Mediterraneo. I soldati sono stati avvicinati da un gruppo di venti arabi, i quali dopo essersi accertato della razza ebraica dei malcapitati, hanno colpito ripetutamente i due con pietre, bastoni e coltelli. L'arrivo delle guardie di sicurezza ha evitato un sicuro linciaggio.



Le forze di sicurezza hanno arrestato quattro facinorosi. Molti dei violenti hanno promesso ai due malcapitati di tornare presto ad aggredirli.
Di questo passo, gli spazi liberatisi nelle carceri israeliane dopo la liberazione dei mille detenuti terroristi palestinesi, in seguito allo scambio con il povero Gilad Shalit, si riempiranno molto presto.

sabato 25 febbraio 2012

Anche Hamas molla Assad



Il siriano Assad deve proprio puzzare di carogna, se un alleato come Hamas l'ha abbandonato. E' successo che il macellaio di Damasco, fra i 7000 morti ammazzati, non ha esitato ad includere anche parecchi palestinesi e moltissimi sunniti, "fratelli" degli abitanti della Striscia di Gaza. Che si sono un pochino incazzati, costringendo Hamas a reprimere violentemente la rivolta che stava scoppiando nella Striscia.
Ora che ormai la testa dell'organizzazione terroristica si è spostata da Damasco al Qatar (sede di Al Jazeera, supporter della "primavera araba" e amichevole con la Fratellanza Musulmana), dove una labiorosa ricerca di sede alternativa, i sunniti di Hamas possono mollare al suo destino la minoranza sciita che governa la Siria.

Per la verità, i rapporti fra Khaled Mashaal e il sanguinario regime siriano sono deteriorati da tempo. Damasco ha concesso ospitalità ad Hamas - espulsa a suo tempo dalla Giordania - non per simpatia verso la causa palestinese, ma per minare alle fondamenta l'OLP di Arafat. Le ruggini sono cominciate alcun mesi fa, quando Assad ha fatto richiesta di pubblico appoggio alla politica di decimazione della popolazione civile, ottenendone un rifiuto, al contrario di quanto palesata dal movimento sciita Hezbollah in Libano. Ciò ha indotto il leader di Hamas - che a Gaza non mette piede da anni - a cercare sede altrove: in Egitto, in Turchia, in Giordania, addirittura in Sudan; ed infine, a Doha.
Ora però che la testa dell'organizzazione terroristica non è più basata in Siria, pur godendo ancora dell'appoggio finanziario e bellico dell'Iran, si sente libera di manifestare aperta opposizione al regime di Assad. Come a dire, "da quale pulpito..."

venerdì 24 febbraio 2012

Questo pollo è sionista




Tu vedi questo bel pollo e ti viene da sorridere. Te lo immagini arrosto, o alla cacciatora. Non penseresti mai che possa nuocerti. Sbagliato!
Il governo egiziano ha accusato Gerusalemme di attentare alla sua popolazione. Israele introdurrebbe vaccini per polli che provocano la loro malattia, riducendo il numero delle uova, e causando la fame degli egiziani.
Un altro funzionario ha sostenuto che i jeans importati da Israele stringono talmente tanto le parti intime da provocare infertilità dei maschietti, riducendo la gloriosa popolazione araba.
Qualche tempo il Mossad fu accusato di introdurre clandestinamente squali nel Mar Rosso, con l'intento di provocare la fuga dei turisti da Sharm el Sheik (non centra niente il fatto che quella località sia ormai in mano ad Al Qaeda...). In precedenza l'accusa riguardava aquile e pennute, assoldate come spie dello stato ebraico.

La satira è morta dopo Berlusconi. Ma in Egitto far ridere è facile come non mai...

Scherzi a parte, l'ex segretario generale dell'ONU Kofi Annan è stato nominato inviato speciale delle Nazioni Unite in Siria. Si tratta della stessa persona che durante l'ultima guerra del Libano fra Hezbollah e Israele, si recò in visita di cortesia ad Ahmadinejad. E ditelo che non vi bastano sette mila morti...

La stessa ONU comunque (clamoroso!) ha appena approvato una risoluzione di "ferma condanna" degli attentati terroristici ai danni di diplomatici israeliani in India e in Georgia: «il terrorismo è una delle maggiori minacce alla pace e alla sicurezza. Gli atti terroristici sono criminali e ingiustificabili».
E' la prima volta che succede dal 2005.
L'Iran è dietro entrambi gli attentati, ma nega, sostenendo che sia stato lo stesso Israele a far saltare in aria i suoi diplomatici.
Chissà perché tutti gli altri attentati avvenuti sul suolo ebraico in tutti questi anni non hanno ricevuto pari attenzione...

giovedì 23 febbraio 2012

Tiro a segno



Uno dei passatempi preferiti dei giovani palestinesi: scagliare sassi contro le auto degli israeliani. Con particolare violenza, se alla guida ci sono delle impure (donne, insomma). Il tutto, sotto l'occhio benevolo dei media occidentali.
E pazienza se qualcuno ci rimane secco, come successo qualche settimana fa ad un israeliano, morto assieme al figlio per aver perso il controllo dell'auto dopo una fitta sassaiola.

Ieri un folto gruppo di musulmani ha lanciato pietre contro la polizia, che scortava turisti in visita nella città vecchia di Gerusalemme. Un ufficiale è rimasto ferito. Le forze di pubblica sicurezza sono intervenute dopo aver appreso da diversi siti islamici di una vera e propria "chiamata alle armi" contro i visitatori di religione cristiana ed ebraica.
Domenica la polizia ha dovuto usare i gas lacrimogeni per disperdere un gruppo di musulmani intenti a scagliare sassi contro i visitatori. Sono stati compiuti ben 18 arresti alla fine della giornata di attacchi.

martedì 21 febbraio 2012

Palestinesi senza energia per colpa di Hamas



L'organizzazione terroristica islamica che dal 2006 controlla la Striscia di Gaza (in coabitazione con Al Fatah; dal 2007, esclusamente, dopo un sanguinoso colpo di stato che ha estromesso l'organizzazione di Abu Mazen) tiene da diversi giorni al buio la popolazione locale.
L'energia elettrica erogata è ridotta al minimo, nonostante gli sforzi del vicino Israele, che da nord fornisce elettricità alla Striscia. L'Egitto tarda a far pervenire combustibile che alimenti le centrali elettriche: non potendo passare per il valico di Rafah, le autorità del Cairo hanno precisato che invieranno combustibile tramite il valico di Kerem Shalom che collega il nord di Gaza allo stato ebraico, e dal quale passano tutti i giorni tonnellate di medicinali, generi alimentari e materiale da costruzione. Ma Hamas ha rifiutato sdegnata.
Non perché energia non arrivi già dagli "impuri sionisti", come già detto; ma perché ciò priverebbe l'organizzazione di ingenti profitti derivanti dal fiorente contrabbando che si realizza nelle migliaia di tunnel clandestini che collegano l'Egitto al sud della Striscia di Gaza. Gli egiziani hanno chiarito che non faranno più passare combustibile dai tunnel, per non alimentare la speculazione di Hamas. Che un anno fa ha detto stop alle forniture di combustibile destinato alla centrale elettrica locale, e proveniente da Israele.
Le organizzazioni internazionali premono affinché i fondamentalisti islamici che governano Gaza cedano alla ragionevolezza, evitando ulteriori sofferenze ai palestinesi. Ma è verosimile ritenere che le esortazioni non giungeranno a destinazione: ancora una volta, è più produttivo per la propaganda del regime l'immagine di una popolazione sofferente; che tragicamente non può che prendersela con il governo che essa stessa ha eletto sei anni fa.
E nel frattempo a Gaza la luce manca da otto a diciotto ore al giorno...

Un esempio per tutto il Medio Oriente



Certe cose possono succedere solo in Israele: uno stato che ha democrazia da vendere. Anche agli stati nati ben prima del 1948.
La commissione Lavoro e Salute del parlamento di Gerusalemme ha varato una legge che dimezza la retribuzione e i benefici concessi ai cittadini che si rendono colpevoli di gravi attentati terroristici, che comportino una condanna non inferiore ai dieci anni di reclusione. La decisione salomonica è un compromesso fra il primo firmatario della legge, che proponeva una eliminazione di qualsiasi remunerazione dei cittadini che si macchiassero di atti di terrorisimo, e i parlamentari della Knesset, favorevoli ad una soluzione più morbida.
Malgrado una sentenza di condanna per terrorismo, Israele è tuttora disposta a concedere il beneficio economico, seppur parziale, ai suoi cittadini meno retti: è emerso l'orientamento secondo cui la privazione dello stipendio solleverebbe problemi di natura legale e costituzionale. Una decione di grande maturità. Non sorprende che le oligarchie arabe confinanti, in mano spesso ai fondamentalisti islamici, desiderino ardentemente schiacciare la piccola democrazia israeliana, esempio per tutto il Medio Oriente.

domenica 19 febbraio 2012

Vergogna! gli arabi disprezzano i palestinesi!



L'UNWRA è l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei cosiddetti "rifugiati" palestinesi: i milioni di arabi che vivono in campi profughi in Siria, in Libano, in Giordania, in Egitto, ammassati dai governi locali in condizioni fatiscenti a ridosso dei confini con Israele: una formidabile arma di pressione e di condizionamento dell'Occidente. Si tratta ormai dei lontani discendenti di coloro i quali nel 1948 furono convinti dagli stati arabi a lasciare Israele, dove sarebbero tornati a guerra (scatenata e perduta) finita. I 600 mila arabi sono diventati nel frattempo sei milioni. Privi di diritti, di istruzione, di lavoro, di prospettive e di dignità. Magari ci si immagina che i "fratelli arabi" provino per loro compassione almeno finanziando le iniziative di sostegno alla loro causa.

Non è così. Lungi dall'occuparsi delle sorti dei circa 60 milioni di veri rifugiati di tutto il mondo, l'UNWRA destina ingenti fondi ad una causa da tempo non più politica, ma solo umanitaria. Il grafico mostra i primi venti contributori al mondo nel 2010: spiccano gli Stati Uniti e l'Unione Europea.
Ma, gravemente, non c'è alcuno dei ricchi stati arabi. Il petrolio a 100 dollari per barile fornisce profitti senza precedenti, eppure nessuno degli stati arabi figura fra i finanziatori della "causa palestinese".

Questo legittima le accuse loro rivolte: dei palestinesi agli arabi non importa nulla, se non dell'utilità che essi rappresentano per combattere il "nemico sionista". Una volta che Israele sarà cancellata, "dal Giordano al Mediterraneo", come auspicano alcuni, i palestinesi potranno seguire la stessa sorte. L'assenza degli stati arabi fra i principali finanziatori dell'agenzia ONU per i rifugiati palestinesi dovrebbe far riflettere...

venerdì 17 febbraio 2012

Troppo denaro da' alla testa



Oliver Stone e figlio difendono il negazionista e bellicoso Ahmadinejad. Il secondo addirittura abbraccia la religione musulmana, mentre del primo sono note le posizioni radicali.
Sean Penn, per non essere da meno, corre a Caracas per abbracciare Hugo Chavez, non a caso amichetto del "segretario" del regime iraniano.
Assad è attualmente senza patrocinio. C'è qualche attore o cantante che si vuole fare avanti?
No, Gad Lerner, Lei no: pur avendo chiesto la raccomandazione di Repubblica, non potrà andare a far visita al macellaio siriano. E' un pagliaccio, non un attore...

giovedì 9 febbraio 2012

Si allontana la pace in Medio Oriente


Purtroppo la prospettiva di pace in Medio Oriente si allontana sempre più. L'accordo sottoscritto a Doha, in Qatar, fra il leader dell'organizzazione terroristica Hamas (tale riconosciuta da Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito, Canada, Australia e Giappone, fra gli altri) e il "moderato" Abu Mazen, minaccia concretamente il deragliamento della strada tracciata ad Oslo nel 1993, e rappresenta uno schiaffo al Quartetto - Nazioni Unite, Unione Europea, Stati Uniti e Russia - che da tempo premono affinché la leadership palestinese cessi le violenze ai danni della popolazione civile israeliana, e acconsenta ad intavolare le trattative con il governo di Gerusalemme.
Gli accordi sottoscritti lunedì' in Qatar porteranno ad un governo provvisorio "di unità nazionale", espressione di Hamas e Al Fatah, il movimento politico che esprime il governo della Cisgiordania. Il governo sarà guidato dallo stesso Abu Mazen - che prende il posto di Salam Fayyad, moderato, e gradito dall'Occidente - e avrà come primo obiettivo l'organizzazione di elezioni unitarie per il rinnovo del parlamento e dei vertici palestinesi.
La mossa di Abu Mazen rischia di far precipitare la popolazione palestinese in un crescendo di violenza ed intolleranza. Hamas ha chiarito che non intende rinunciare al programma di distriggere Israele con qualunque mezzo; non ultimo quello più violento della Jihad. E ha respinto le richieste internazionali di riconoscere lo stato di Israele, istituito nel 1948, di abbandonare l'uso della violenza e di riconoscere i trattati internazionali sottoscritti dall'Autorità Palestinese. Non si fa molta fatica a riconoscere la posizione ambigua di Abu Mazen, da un lato ufficialmente orientato a ricercare un accordo con gli israeliani - di fatto però gli inviti in tal senso provenienti da Gerusalemme sono stati sempre lasciati cadere nel vuoto - e dall'altro impegnato in un soffocante abbraccio mortale con il movimento integralista islamico, che controlla la Striscia di Gaza dopo un sanguinoso colpo di stato nel 2007 con cui ha esautorato proprio la Al Fatah di Abu Mazen.
Con tutto il possibile ottimismo, si fa fatica ad immaginare una prospettiva di pace, ora che la leadership palestinese si sta sbilanciando sempre più verso il movimento terroristico finanziato dall'Iran.

domenica 5 febbraio 2012

Una bella storia per incominciare la settimana


Alcuni sostengono che i massi lanciati dai terroristi palestinesi sono innocui; come innocui sarebbero i missili "artigianali" lanciati dalla Striscia di Gaza. L'evidenza purtroppo suggerisce il contrario: danni, ma anche feriti e talvolta morti sono dolorosamente all'ordine del giorno.
Questa volta però non è andata così. Una bambina di cinque anni, palestinese, è stata gravemente ferita al capo da uno di questi massi (di cinque chili, in questo caso), scagliato da un terrorista palestinese mentre la famiglia tornava a casa. Fortuna ha voluto che nei pressi si trovasse un riservista israeliano - che nella vita civile fa il cardiochirurgo - il quale raggiunto dal padre della bambina ha immediatamente chiamato soccorsi, conducendo la famiglia all'ospedale più vicino.
Il terrorista è stato alla fine catturato.
Una bella storia, che per un momento ci fa dimenticare che c'è chi desidera una vita normale, e chi fa di tutto per allontanare in ogni modo il momento in cui finalmente in questa regione ci sarà una pace duratura ed effettiva.

Che la carneficina continui


350 morti e oltre 1300 feriti nel distretto di Homs, ieri, in Siria (secondo alcuni fonti poco più di 200; secondo altre oltre 400), a seguito del più pesante bombardamento dell'esercito di Assad ai danni della popolazione civile; non sono bastati per indurre le potenze mondiali a fermare questa carneficina. Un'autentica e sanguinosa guerra civile scatenata dal dittatore siriano Assad, il quale ora può proseguire indisturbato, contando sul fatto che in Occidente si combatte una battaglia contro un fenomeno ancor più tragico ed eccezionale: il freddo in inverno. I media sono occupati in altro...
La risoluzione proposta al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) prevedeva il pieno sostegno all'iniziativa della Lega Araba, che puntava alla defenestrazione di Assad, con il passaggio di poteri al vicepresidente, e ad un governo "di unità nazionale" che avrebbe condotto il paese a nuove elezioni; le quali auspicabilmente avrebbero posto fine a quarant'anni di dittatura della famiglia Assad.

13 membri su 15 dell'UNSC hanno votato a favore della risoluzione; ma Cina e Russia hanno opposto il veto, facendo saltare la proposta, e fornendo una licenza al regime di Assad a perpetrare ulteriori crimini verso la popolazione. Lo stesso segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, solitamente ponderato, si è detto profondamente deluso, confermando le parole di sdegno dell'ambasciatrice USA alle Nazioni (dis)Unite. Il ministro degli Esteri russo, che ha lamentato la minaccia alla sovranità siriana, si recherà a Damasco martedì per colloqui con Assad, assieme al capo dell'Intelligence di Mosca.
Proprio la Russia sembra il perno centrale della rimozione del regime sanguinario siriano. Al di là delle affermazione di facciata, Mosca è ancora irritata per l'evoluzione della crisi libica, sfociata nella esecuzione di Gheddafi e in una evoluzione superiore al mandato faticosamente concesso inizialmente in sede ONU. Soprattutto, però, entrano in gioco interessi commerciali - al pari della Cina - e strategici: la Russia dispone di una base navale a Tartus, in Siria, sulla base di un accordo risalente ad oltre 40 anni fa, quando in piena Guerra Fredda l'ex URSS abbisognava di un prezioso sbocco sul Mediterraneo. E' irragionevole pensare che Putin rinunci ad uno sbocco di rilevanza cruciale, nel momento in cui monta la tensione in Medio Oriente.
Il timore a questo punto è che la carneficina prosegua, guadagnando intensità. Al tempo stesso, è commovente constatare come l'opposizione siriana, lungi dal cedere a sconforto e rassegnazione, guadagni consistenza, con defezioni anche da importanti esponenti delle forze armate una volta fedeli in blocco al regime. Probabilmente Assad alla fine sarà costretto a cedere il potere e a riparare all'estero (Iran?). Ma nel frattempo, ulteriori morti si aggiungeranno alle oltre sei mila vittime giacenti sull'asfalto delle città siriane.

sabato 4 febbraio 2012

L'Huffington Post metterà in imbarazzo "La Repubblica?"



Interessante analisi dell'Huffington Post (il colosso editoriale americano che sta per sbarcare in Italia in joint venture con l'Espresso-la Repubblica). "Abu Mazen" ad un certo punto ha ottenuto ciò che dichiarava di volere - lo stato palestinese - ma l'ha respinto: forse perché non era quello che realmente desiderava.
Me ne sono occupato diversi mesi fa. In effetti i palestinesi vivono da decenni in condizioni agghiaccianti e disumane negli stati arabi confinanti (in Siria, in Libano e in Giordania soprattutto); senza cittadinanza, senza diritto all'istruzioni o a svolgere attività lavorative. Sono i paria degli arabi. A cui interessa soltanto distruggere Israele. Dei palestinesi purtroppo a loro non frega niente...

giovedì 2 febbraio 2012

Quiz della domenica: la soluzione


Qualche giorno fa ho proposto un impegnativo quiz: chi si celava dietro l'orrendo scarpone che stava opprimendo una bambina araba, probabilmente palestinese, davanti agli occhi atterriti della madre prostrata?

Tutto lasciava intendere una risposta ben precisa. La solita risposta. Quella che fa più piacere al pingue ego occidentale, eroso da secolari sensi di colpa.
Un indizio per la verità era l'AK-47, mitra in dotazione di alcuni eserciti, e sconosciuto ad altri. Anche la divisa mimetica, gli anfibi e la cintura lasciavano trapelare la soluzione. Molti hanno indovinato; moltissimi hanno sbagliato, ma si sono comunque dimostrati dei valevoli cittadini eurarabi; anche se in errore (ma che importanza ha?...).

Le figura allargata chiarisce una volta per tutte che non si tratta di un soldato dell'esercito israeliano, ma un sapiente risultato della propaganda antisionista, ad uso e consumo dell'Occidente. Molti la chiamano Pallywood: un macchina ben organizzata, che gode di appoggi insospettabili, e che produce sequenze, immagini e riprese, sempre distorte in modo tale da indurre nell'osservatore una conclusione viziata ed alterata.

D'accordo, l'immagine diffusa in tutto il mondo era priva del volto del soldato oppressore e di altri elementi di contorno - d'altro canto, qualunque persona intelligente si rifiuterebbe di giungere a conclusioni definitive partendo da un frammento di immagine che non accolga il resto del contesto: si ricadrebbe nello stesso errore delle immagini diffuse ai tempi della Freedom Flottilla, sapientemente private di coltelli, spranghe e dettagli cruenti che avrebbero rivelato la natura tutt'altro che pacifica della missione. Ma tutte le circostanze disponibili suggerivano che l'oppressore della bambina (palestinese) era un altro arabo; come non di rado accade in Medio Oriente.
Adesso ci si augura che lo sgomento e l'indignazione iniziali, non vengano meno, e anzi risultino accresciuti.

Divergenze informative


Oltre 70 morti in Egitto per una stupida partita di calcio: titoloni sui giornali.
73 morti ammazzati dal regime di Assad in Siria, soltanto ieri: nessuna notizia sulla stampa italiana.
Vergogna.

L'Iran disporrà ad agosto di una bomba atomica da 15 chilotoni: anche in questo caso, meglio sorvolare. Meglio commentare le imprese del principino intento a spurgare le fogne.
Se la merita, l'Occidente, una bomba atomica in testa. Purtroppo.
Quando gli ayatollah annunceranno trionfanti di disporre della bomba atomica, sarà divertente vedere:
1) la corsa all'armamento atomico da parte delle altre potenze regionali, a partire dall'Arabia Saudita;
2) come deflagrerà la notizia in piena campagna elettorale americana.

Forse siamo diventati tutti alleati della Russia, che non appoggia le misure che all'ONU discutono per contenere il massacro di Assad in Siria (oltre 6 mila morti).
Ora che ci penso, qualcuno ha creduto alla favola spacciata da El Baradei, quando era ai vertici dell'AIEA (ora candidato presidenziale del primaverile Egitto integralista islamico), secondo cui il programma nucleare iraniano era pacifico e non con finalità belliche...

Ma in fondo al vaso di Pandora c'è sempre la speranza: il segretario dell'ONU, Ban Ki Moon, visiterà oggi le città israeliane colpite dai missili palestinesi che ogni giorno sono sparati da Gaza. Soltanto otto, la scorsa notte. Anche di questo, ovviamente, i giornali italiani opportunamente non parlano...

mercoledì 1 febbraio 2012

Il potere curativo di una risata



I medici israeliani sono all'avanguardia mondiale anche nell'utilizzo della "clownterapia" a beneficio dei pazienti, in special modo quelli più piccoli. I clown medici sono addestrati durante un corso di tre mesi, al termine del quale è rilasciato un diploma unico al mondo nel suo genere.
L'ospedale di Gerusalemme cura piccoli pazienti provenienti da tutta Israele, da Gaza e da altre città del Medio Oriente. La terapia non è sostitutiva di quella più strettamente medica, ma è evidente che l'innalzamento dei livelli di endorfine coadiuva le terapie ufficiali. I piccoli pazienti sembrano apprezzare...



Fonte: Less Talk, More Peace.

Ma i palestinesi vogliono davvero la pace?



I palestinesi mantengono ancora un atteggiamento poco comprensibile per chi persegue e desidera la pace in Medio Oriente. Il "negoziatore" inviato da Abu Mazen in Giordania ha respinto gli inviti del Quartetto (Stati Uniti, ONU, Russie ed Unione Europea) e ha abbandonato il tavolo dei negoziati, senza fornire alcuna spiegazione. Il primo ministro di Gerusalemme, nel frattempo, si è dichiarato disponibile a recarsi a Ramallah, sede della leadership palestinese, per incontrarsi con Abu Mazen e discutere di pace.
Netanyahu si è rivolto ai giornalisti arabi nella loro lingua, augurandosi che Abu Mazen abbandoni l'atteggiamento tutt'altro che costruttivo finora manifestato. Il capo del governo di Gerusalemme è risultato nettamente vincente (75% dei voti) nelle primarie del partito Likud di cui è espressione, e che sostiene l'Esecutivo israeliano.