martedì 22 novembre 2011

L'ex occupante ritorna in Cisgiordania


Il re di Giordania - lo stato che dal 1948 al 1967 ha occupato militarmente gli attuali territori palestinesi e i quartieri orientali di Gerusalemme - è in visita in questi giorni proprio a Ramallah, capitale del futuro (?) stato di Palestina. Il leader dell'ANP, arroccato a Ramallah dopo la sconfitta in seno alle Nazioni Unite, sta meditando di accettare la corte interessata della fazione rivale di Hamas, il cui leader Khaled Mashaal si incontrerà con il re Abdullah ad Amman nelle prossime settimane.
L'abbraccio fra Al Fatah e Hamas, oltre a radicalizzare ulteriormente la dirigenza palestinese, rimuovendo la parvenza di "moderazione" che vantava l'amministrazione di Abu Mazen, sancirà con ogni probabilità un ulteriore allontanamento di una prospettiva di pace. Non a caso l'amministrazione Obama e la comunità internazionale giudicano negativamente la possibilità di un governo unitario: non prima che siano accettate le tre fondamentali istanze del riconoscimento dei trattati precedentemente sottoscritti fra Israele e palestinesi, la rinuncia alla lotta armata e il riconoscimento dello stato di Israele.
Non sorprende che il sovrano giordano - purtroppo parente diretto ma lontano erede di quel re Hussein che coraggiosamente sottoscrisse gli accordi di pace con Israele, pur senza precondizioni o riconoscimenti territoriali di sorta - pressato dalla rivolta nella vicina Siria, appoggi il proposito palestinese di ottenere il riconoscimento internazionale in spregio agli Accordi di Oslo e addirittura con la pretesa di una capitale a Gerusalemme "Est". La visita a Ramallah, per la prima volta dopo 11 anni, allenta le pressioni interne, le scarica all'esterno, ma poco potrà per una soluzione definitiva del conflitto fra Israele e palestinesi.

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