venerdì 2 settembre 2011

Ambasciatore israeliano espulso dalla Turchia



Precipitano ulteriormente le relazioni fra Ankara e Gerusalemme, con la prima che ha espulso l'ambasciatore israeliano, dopo che Gerusalemme ha respinto la richiesta di scuse in seguito agli incidenti provocati dal tentativo di forzatura del blocco navale al largo delle coste di Gaza.
Ieri il New York Times - il quotidiano liberale americano di certo non accusabile di simpatie verso il governo di Netanyahu - ha ottenuto una copia del rapporto delle Nazioni Unite relativo alla vicenda della Mavi Marmara; rapporto di cui governo di Erdogan ha ostacolato a più riprese la diffusione. Il rapporto scagiona Israele da colpe, e rende ridicole ancora una volta le richieste di "scuse" avanzate dalla Turchia. I punti più salienti del rapporto sono i seguenti:

1) il blocco navale di Gaza è pienamente legittimo sul piano del diritto internazionale, poiché attuato per la salvaguardia di vite umane. E' noto che l'Iran, facendo sponda sulla Siria, ha tentato più volte di far pervenire alla "filiale" di Gaza di Hamas armi e munizioni;
2) la maggior parte dei componenti della flottiglia poteva avere finalità non bellicose, ma restano forti riserve sugli scopi dell'IHH, organizzazione turca legata ad Al Qaeda;



3) I soldati dell'IDF hanno subito una violenta e organizzata resistenza da parte di alcuni membri dell'equipaggio della Mavi Marmara, e ciò ha reso necessario rispondere alla forza per neutralizzare la minaccia;
4) Il rapporto si conclude ricordando che prima e dopo l'incidente della Mavi Marmara la popolazione di Gaza ha ricevuto e riceve pressoché quotidianamente generi alimentari, beni e altri aiuti dai valichi terrestri al confine con Israele e con l'Egitto.

Prevedibilmente, la Turchia ha giudicato "inaccettabile" il rapporto dell'ONU, aggiungendo che il primo prezzo che Israele pagherà sarà la perdita della loro "amicizia".

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