domenica 28 agosto 2011

Il vero volto del "moderato" Abu Mazen



Se qualche ingenuo nutriva ancora qualche dubbio, ecco che per fortuna interviene oggi Abu Mazen (al secolo Mahmoud Abbas) a chiarire tutto: "l'Autorità Palestinese non riconoscerà mai Israele". Si badi bene: non si parla degli estremisti islamici che da quattro anni controllano Gaza, dopo il disimpegno unilaterale di Gerusalemme del 2005. Si parla dei "moderati" con cui l'Occidente ha piacere di comunicare, amministrati da quell'Abu Mazen che da giovane ha scritto una tesi di laura negazionista circa l'Olocausto.
Il leader di Ramallah risponde stizzito alle invocazioni del "Quartetto" (ONU, UE, USA e Russia) circa la possibilità di riconoscere la natura di Israele come stato degli ebrei prima del pronunciamento dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il prossimo mese: "non ce lo ordinate; non lo accetteremmo".
Altro che "due stati per due popoli"; altro territori contesi in Cisgiordania, altro che alture del Golan, altro che muro: il "moderato" Abbas vuol tutta Israele, dal Mediterraneo al Giordano. Pazienza per i 7.5 milioni di abitanti: quelli li possiamo buttare al mare tutti; inclusi il milioni di arabi che sono ben felici di essere cittadini israeliani...

giovedì 25 agosto 2011

Egitto: tensioni con Israele (ma ancor di più con Gaza)

L'Egitto starebbe lavorando in cooperazione con Israele per lo sviluppo dell'area confinante del Sinai, all'indomani dell'attentato terroristico in cui otto israeliani hanno perso la vita nei pressi della città turistica di Eilat, sul Mar Rosso.
A quanto pare, nel commando sarebbero stati presenti anche terroristi egiziani, il che conferma le recriminazioni del governo di Gerusalemme circa la scarsa sorveglianza dei confini, e ridimensiona le proteste del Cairo in merito all'uccisione di cinque guardie egiziane in seguito al tentativo di cattura dei terroristi da parte dell'IDF (secondo alcuni fonti i terroristi avrebbero impiegato le guardie egiziane come "scudi umani", analogamente a quanto commettono i fondamentalisti palestinesi nella Striscia di Gaza quando provocano la reazione militare israeliana).
L'altro giorno, una donna (egiziana) è rimasta ferita in seguito ad un razzo partito da Gaza in direzione Israele, e terminato "accidentalmente" sul suolo egiziano nelle vicinanze del valico di Rafah. Come risposta, il governo provvisorio egiziano starebbe rafforzando la vigilanza del confine con la Striscia di Gaza.

mercoledì 24 agosto 2011

Nessuna speranza per la pace in Medio Oriente



Ripugnante. Come si può perseguire la pace in Medio Oriente, se a bambini di tre anni e mezzo (!!!) viene insegnato che il dovere del buon musulmano è quello di ammazzare gli ebrei?
E' tutto perso, non c'è speranza...

L'inverno arabo



In Tunisia, come in Egitto, come ora in Libia, il rimedio si sta tristemente (e prevedibilmente) rivelando peggiore del male. Questo forse spiega la cautela dei vertici israeliani circa la possibilità che venga deposto il regime sanguinario di Assad: non è fiancheggiamento, è che chi segue è certamente più dispotico e violento di chi precede. Ci siamo affannati a cacciare Mubarak, che era comunque un nostro alleato e che garantiva stabilità in Medio Oriente. Stiamo rovesciando Gheddafi, ripugnante, responsabile di orribili nefandezze, ma con cui si riusciva in qualche modo a dialogare. Lascia sconcertati la leggerezza con cui l'Occidente si sta mettendo nelle braccia di fondamentalisti islamici senza scrupoli che fra pochi anni rappresenteranno una concreta minaccia per l'Europa, e in primis proprio per l'Italia.

Si può affermare che Abdel Salam Jallud «è un personaggio che ha svolto in Libia un ruolo equilibrato e non si è macchiato di delitti e ha ottime caratteristiche per essere uno dei protagonisti della transizione verso la nuova Libia» come ha fatto ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini a proposito del braccio destro di Gheddafi sino al 1993? La risposta è semplice: non si può. Jallud è stato infatti pienamente corresponsabile per ben 24 anni di tutti i molti crimini commessi da Gheddafi, espulsione violenta ed esproprio degli italiani dalla Libia incluso, appoggio aperto al terrorismo incluso. Questa risposta obbliga ad un'altra domanda: chi fornisce al responsabile della Farnesina informazioni così palesemente contrastanti con la verità storica? Come sa bene chiunque abbia seguito le dinamiche del potere in Libia, Jallud ha sempre svolto un ruolo di oltranzista nel quadro di comando della Jamahiriya di cui è stato, spesso contemporaneamente ministro degli Interni, vice primo ministro, ministro dell’Economia, ministro delle Finanze, Segretario Generale aggiunto del Congresso Generale del Popolo. Come Gheddafi, Jallud ha abbandonato ogni incarico formale nel 1979, ma è rimasto a tutti gli effetti il numero 2 del regime sino al 1993. E mentre il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, incontrerà domani il primo ministro del Consiglio nazionale transitorio libico, Mahmud Jibril, qualcuno deve informare al più presto Franco Frattini che è attendibile la notizia riportata di un suo viaggio in Cina nel marzo del 1970 per l’ac - quisto per 100 milioni di dollari di una bomba atomica “per risolvere una volta per tutte il conflitto arabo-sionista” (offerta respinta da Ciou En Lai). E anche che è certa la responsabilità personale di Jallud per l’ospitalità concessa al leader terrorista palestinese Abu Nidal, all’indomani degli attentati da lui organizzati a Fiumicino e Vienna nel 1985, fino al 1992. Tra l’altro, operando da Tripoli, e in raccordo con l’alleato della Libia nel “Fronte del Rifiuto” (del - la pace con Israele) Saddam Hussein, Abu Nidal organizzò l’attentato del 14 gennaio 1991 in cui fu ucciso il braccio destro di Yasser Arafat Abu Iyad (Salah Khalaf), colpevole di condannare l’appoggio dell’Olp alla invasione irachena del Kuwait. Non basta: non è possibile che l’at - tentato di Lockerbie del 21 dicembre del 1988 sia stato messo in atto - come è stato - da Abdelbaset ali Mohamed al Megrahi, alto dirigente dei Servizi libici appartenente alla tribù Magharia, senza che il capo politico di quella tribù e potente numero due del regime, Jallud appunto, non fosse pienamente consenziente. La riprova è nel fatto che è noto che Jallud - pur allontanato dal potere (ma mai imprigionato, gli fu solo ritirato il passaporto per sospetta “intelli - genza” con un complotto militare contro il raìs), non solo protestò presso Gheddafi quando questi decise di estradare al Megrahi a Londra, ma ottenne nel 2010 che Gheddafi ne “comprasse” letteral - mente la libertà - tramite la British Petroleum che ha ammesso questo ruolo - come precondizione per quel proprio rientro nel quadro di comando del regime a cui ha inutilmente lavorato Seif al Islam. Per essere chiari: Jallud è stato - a essere leggeri- il Rudolf Hess, o il Galeazzo Ciano, o il Tareq Aziz di Gheddafi e solo pensare che ora possa svolgere un ruolo positivo nella della nuova Libia è inimmaginabile. Certo. Jallud ha sempre avuto in mano i rapporti con tutte le multinazionali del petrolio, Eni inclusa. Ancora: è evidente che il passaggio di campo della sua tribù Magharia e suo personale, dal fiancheggiamento di Gheddafi al campo di Bengasi ha avuto un peso forse determinante nel contemporaneo tracollo del regime di Tripoli. Ma la realpolitik, e la stessa difesa degli interessi energetici dell’Italia, non può portare un eccellente ministro quale è Franco Frattini a attribuire attestati di affidabilità democratica - e ancor meno di coscienza pulita - ad un figuro come Jallud. Si può anche comprendere che si faccia di necessità virtù e che in qualche modo si “pa - ghi” il suo tardivo tradimento di Gheddafi. Ma che almeno lo si faccia in modo discreto

Carlo Panella, su "Libero" del 24 agosto 2011

Pietà per le vittime. Anche se antisemiti



The PostWest


Giusto per capire il mondo che ci circonda... i sopravissuti alla strage di Utoya, in Norvegia, hanno raccontato al giornalista tedesco Ulrich Sahm che quando hanno visto sopraggiungere Breivik, in uniforme e armato fino ai denti, pensavano che fosse una dimostrazione della "natura brutale" della "occupazione" israeliana. Il forum infatti era dedicato alla demonizzazione e al boicottaggio di Israele, come conferma il messaggio del ministro degli Esteri:

"I palestinesi devono avere il loro stato, l'occupazione deve cessare, il muro deve essere abbattuto, e tutto deve accadere ora".

Quasi inutile ricordare che i palestinesi il loro stato l'hanno avuto con la stessa risoluzione ONU del 1947 che stabiliva anche lo stato israeliano, ma hanno rigettato con disprezzo questa opportunità storica, convinti dalla guerra scatenata dai paesi confinanti con il neonato stato con la stella di David. Che più propriamente si dovrebbe parlare di territori contesi e non "occupati", e che il "muro" è servito efficacemente per prevenire gli attentati terroristici (spiace, vero, ministro Jonas Gahr Store?)

La Cina sbarca in Medio Oriente



China enters the Middle East


di SHALOM WALD e GEDALIAH AFTERMAN

Se si seguissero i media israeliani in questi giorni, tutto sembrerebbe normale: scioperi, scandali, l'ennesima commissione statale, l'ennesimo maledetto rapporto del Controllore di Stato, Tzipi che ancora una volta becca Bibi, soldati arabi che macellano altri soldati arabi... insomma, nulla di nuovo.
Eppure c'è un tema che sta eclissando tutti gli altri, sebbene pochi israeliani l'abbiano notato: questa settimana per la prima volta un capo di stato maggiore cinese, Generale Chen Bingde, è in visita in Israele. Secondo il quotidiano ufficiale China Daily, la visita "evidenzia il restringimento dei legami". In realtà, la visita implica molto altro.

Da anni questa crescente superpotenza sta entrando in Medio Oriente in punta di piedi, rafforzando la sua presenza economica, politica e militare, mentre l'Europa in declino fa fatica a confermare la sua presenza. Ci sono diversi segni - alcuni dei quali ufficiali - secondo cui la Cina sta lavorando ad una posizione può equilibrata nella regione, allontanandosi dal tradizionale sostegno agli stati arabi. Ci sono pochi dubbi circa il fatto che la visita di Chen (il cui itinerario non comprende altre potenze regionali come l'Ucraina e la Russia) sia seguita con sospetto da Ankara, da Teheran, dal Cairo e anche da Ramallah.
Le relazioni fra cinesi ed ebrei e fra Cina e Israele sono molto antiche, e di solito abbastanza positive. Nel 1950 Israele fu il primo stato in Medio Oriente a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese. A novembre 1973, Mao Tze Tung confermò a Henry Kissinger che non aveva nulla contro gli ebrei; tutt'il contrario - una puntualizzazione notevole, in un periodo in cui i sentimenti antisemiti toccavano vette inesplorate nel blocco sovietico.
Dopo l'avvio di relazioni diplomatiche nel 1992, i rapporti bilaterali e le visite reciproche hanno raggiunto un ritmo serrato, con particolare riferimento al settore della Difesa. Queste relazioni hanno conosciuto un improvviso stop nel 2000, quando le consistenti pressioni americane indussero Israele a cancellare un contratto con cui si vendeva alla Cina un sistema di ricognizione aerea di produzione israeliana noto come Phalcon. Nel 2004 un incidente simile riguardò la vendita di un drone israeliano: questa volta gli Stati Uniti accompagnarono le pressioni con la minaccia di sanzioni. Israele non aveva scelta: l'amicizia con gli Stati Uniti è ancora indispensabile.

La visita di Chen giunge nel momento in cui Israele è sempre più preoccupata dei molteplici sforzi finalizzati al suo isolamento e delegittimazione. La visita invia un segnale: la Cina non condivide questi sentimenti. E' importante che questa opportunità di ripristinare la fiducia reciproca non sia sprecata. Il miglioramento dei legami con la Cina può avere un impatto positivo non solo su Israele ma sull'intera area. Può indicare agli iraniani e ai loro affiliazioni arabe Hamas e Hezbollah che nonostante essi abbiano ricevuto forniture dalla Cina, ciò non implica alcuna approvazione delle condotta violenta e genocida. La rapida ascesa della Cina e l'interesse nel mantenimento di stabilità in Medio Oriente può significare che la Cina è pronta a giocare un ruolo a livello regionale e nel processo di pace.
Detto questo, quando la Cina decide di porre in essere una svolta in un'area geopolitica, non lo fa mai per un solo motivo. E' virtualmente certo che Pechino è preoccupata per la diffusione dei disordini nel mondo arabo, la cui estensione ha colto essi stessi di sorpresa. Sotto questo profilo Israele rappresenta una certezza.

La reazione degli Stati Uniti all'approfondimento delle relazione fra Israele e Cina sarà cruciale. Dovranno essere effettuati tutti gli sforzi per convincere l'alleato più stretto di Gerusalemme che è nell'interesse degli Stati Uniti il consentire che la Cina fornisca una mano nello stabilizzare il Medio Oriente.
Gli arabi e l'Iran non possono non prestare ascolto a Pechino. La Cina è stato lo stato confinante più grande per migliaia di anni, da molto prima che gli Stati Uniti fossero formati, e prima che l'Europa abbia potuto dire la sua nell'area. Oggi la Cina è un partner strategico per la fornitura di energia, e fornisce copertura politica a patto che non si chieda lumi in merito alle concessioni politiche o sui diritti umani.
Nel suo libro più recente sulla Cina, Henry Kissinger continua ad interrogarsi circa i rapporti con una potenza globale crescente, e suggerisce che l'America può e deve fronteggiare la crescita pacifica della Cina, chiedendo al tempo stesso a Pechino di impegnarsi maggiormente nel conseguimento della pace e della stabilità globale. Ci si chiede se già conosca la posizione della Cina sul Medio Oriente, e se altrettanto abbiano fatto gli Stati Uniti...

Fonte: Jerusalem Post

martedì 23 agosto 2011

Pensierini sparsi del giorno...

- "Non chiedere cosa può fare il tuo paese per te. Chiedi cosa puoi fare tu e il tuo paese per le banche"

- Dalla fine dell'operazione "Piombo Fuso", il sud di Israele è stato raggiunto da oltre 800 (ottocento) razzi Kassam, Grad e colpi di mortaio; 150 soltanto negli ultimi cinque giorni.
Quale stato può accettare che la sua popolazione sia bersagliata quotidianamente dal colpi di fanatici senza amore per la vita?

- Bush giudicato a suo tempo criminale di guerra. Con lo stesso metro di valutazione Obama dovrebbe essere associato a Pol Pot, per le guerre che ha combattuto, per l'invio di ulteriori contingenti in Iraq e Afghanistan, per i bombardamenti delle popolazioni civili, per non aver chiuso Guantanamo, per i balbettii sul sanguinario Assad, per l'appeasement su Ahmadinejad, per aver decapitato la Standard&Poor's, rea di aver tagliato il rating degli USA. In tutti i casi, se l'avesse fatto Bush...



- A proposito dei video che circolano nelle ultime ore, e che ritraggono Berlusconi che stringe e bacia la mano al dittatore deposto (?) Gheddafi: è sin troppo facile fare sarcasmo e chiedere conto. Sorvoliamo sulla "ragion di stato" e sul diverso trattamento destinato a chi, essendosi genuflesso, può vantare di essere "dalla parte giusta".
Ma con lo stesso metro di valutazione non dovremmo disprezzare per esempio un Giorgio Bocca, reo di essere stato fascista prima dell'8 settembre, e di aver firmato per le leggi razziali?...

- Gerusalemme è stata SEMPRE la capitale di Israele, tranne nel periodo compreso fra il 1948 e il 1967, quando l'occupazione giordana (quella sì accettata da tutti...) ridusse i quartieri orientali ad un pisciatoio, inaccessibile ai non musulmani.
E' per questo che suggerisco a tutti di firmare la dichiarazione secondo cui si riconosce Gerusalemme come capitale unica e indivisibile di Israele:

The Jerusalem Declaration


- Nel frattempo a Berlino è nato un nuovo partito che si chiama NDP, tanto simile al vecchio NSDAP (partito nazista) che ha come logo un giovanotto in giubbotto di pelle nera, e come slogan "DARE GAS". Temo di intuire a chi allude.
Il sonno della ragione genera (nuovi) mostri...

lunedì 22 agosto 2011

Se qualcuno dovesse ancora avere dei dubbi...



Si ripete il solito copione, già usato infinite volte dal "premio Nobel per la pace" Yasser Arafat: scatenare attentati terroristici, provocare la reazione avversaria, rispondere con nuovi attacchi, e poi dichiarare il cessate il fuoco una volta raggiunti gli obiettivi.
Dopo aver lanciato oltre cento, fra razzi e missili, in direzione delle città meridionali di Israele (avvicinandosi sempre più a Tel Aviv e alla capitale Gerusalemme), Hamas ha dichiarato il cessate il fuoco. Ma da allora, in 24 ore, più di dieci missili e colpi di mortaio sono stati lanciati.
Naturalmente, i media occidentali tacciono sull'accaduto.
L'auspicio è che l'esercito israeliano continui nell'azione di colpire le installazioni terroristiche, rimuovendo la minaccia per la propria popolazione.
Evidente la credibilità di un regime, brutale, che aspira a diventare stato, e ad entrare nel novero delle canaglie internazionali.

E se qualcuno dovesse avere dubbi circa le intenzioni dei filopalestinesi circa le sorti della "questione mediorientale", questi cartelli, apparsi domenica in un comizio a Trafalgar Square, a Londra, dovrebbero chiarire definitivamente le idee:



Altro che due stati per due popoli, altro che concessione del 100% dei territori contesi al futuro stato palestinese, altro che Gerusalemme Est e altre amenità simili. Il conflitto fra Israele e palestinesi cesserà definitivamente soltanto quando Israele sarà cancellata dalle mappe geografiche, e quando ogni sionista sarà gettato in mare, dicono loro...

domenica 21 agosto 2011

Viva la recessione



Iran cuts funding to Hamas, irked by insufficient support for Syria's Assad




L'unica conseguenza positiva del rallentamento macro globale è stato il crollo delle quotazioni del petrolio, sceso in meno di quattro mesi da 115 a 80 dollari per barile.
Molti stati per autofinanziarsi devono vendere il greggio ad almeno 90 dollari. Così l'Iran è costretto a stringere la cinghia. E per adesso non passa più soldi ai terroristi di Hamas (non penso che basti la delusione per il mancato appoggio fornito da Hamas ad Assad per spiegare il taglio dei fondi elargiti all'organizzazione terroristica).
D'altra parte, glielo dissero a chiare lettere a Clinton ai tempi della prima elezione: "it's the economy, stupid!"
Non saranno le rivolte a mandare a casa i dittatori, di tutte le latitudini; ma è la fame. E se il petrolio continuerà a scendere, per Ahmadinejad si metterà sempre più male...

Colpi proibiti



Hamas sta lanciando colpi di mortaio verso Israele.
Nulla di nuovo. La novità è che sta lanciando ordigni al fosforo, vietati da tutte le convenzioni internazionali (incluse quelle - ovviamente ignorate - che scoraggiano l'uccisione di civili ed innocenti).
Qualcuno ricorderà che durante l'operazione "Piombo Fuso" (fine 2008 - inizio 2009) l'esercito israeliano fu accusato di aver fatto lo stesso.
FYI, la Croce Rossa Internazionale ha smentito decisamente questa pratica, come peraltro a suo tempo sottolineato (inutilmente) dall'IDF.
La stessa CRI a cui è preclusa la visita di Gilad Shalit, il soldato israeliano catturato da un commando di palestinesi in territorio israeliano, e rinchiuso nelle carceri di Hamas a Gaza da cinque anni.

I casi sono due...



anzi tre:

1) i terroristi che giovedì dal Sinai hanno ammazzato otto israeliani, ferendone diverse diecine, in una serie di attentati che hanno colpito la cittadina di Eilat, sono davvero egiziani. Difficile, ma se così fosse sarebbe una palese violazione del trattato di pace in essere dal 1979 fra Israele ed Egitto, e dimostrerebbe la piega presa da quelle parti dalla cosiddetta "primavera araba";
2) i terroristi provenienti dalle file di Hamas, come dimostrerebbe l'estrema organizzazione che questo attentato richiedeva e l'efficacia conseguita. E' l'ipotesi più probabile, e dimostra la natura di chi il mese prossimo vuole presentarsi alle Nazioni Unite per chiedere il riconoscimento di stato di Palestina: un covo di delinquenti che in tre giorni ha lanciato oltre cento attacchi verso lo stato confinante, ponendo formalmente fine ad una tregua che peraltro in due anni non è mai stata rispettata;
3) i terroristi provengono da Gaza, ma non sono riconducibili direttamente ad Hamas. Improbabile, ma se così fosse dimostrerebbe lo scarso controllo degli estremisti islamici nella Striscia. Come peraltro testimonia lo sgozzamento del cooperante italiano Vittorio Arrigoni avvenuta lo scorso aprile per mano di terroristi islamici.

Nel secondo come nel terzo caso l'Egitto fa bene a chiedere spiegazioni ad Israele per l'uccisione di tre propri soldati in seguito alle reazioni poste in essere dall'esercito con la stella di David (e Israele dovrà spiegare come si è manifestato questo tragico errore); ma l'Egitto a sua volta dovrebbe spiegare come sia possibile che un commando di terroristi sia penetrato nel suo territorio, abbia percorso diecine di chilometri armato fino ai denti, e abbia potuto tornare tranquillamente a casa dopo aver eseguito l'attentato.
Non si può escludere che i militari egiziani siano in realtà stati colpiti dagli stessi terroristi, ovvero che essi si siano serviti dei primi come scudi prima di dileguarsi. Da notare che i terroristi indossavano divise egiziane.

Detto in altre parole

L'Austria organizza un atto terroristico ai danni dell'Italia: lancia dei missili e colpisce un autobus, uccidendo otto persone e ferendone una trentina. Un atto di guerra? beh, sì...
Degno di suscitare una reazione? sì, se si ritiene che l'atto possa essere perpetrato. Ma nel frattempo che succede? che la Germania punta i piedi all'ONU e impedisce che venga emessa una risoluzione di condanna nei confronti dell'Austria. Pazzesco, no?

Ma dopotutto è quanto successo in Israele, dove un autobus di linea è stato raggiunto dai missili lanciati dal Sinai (Egitto) da terroristi palestinesi provenienti da Gaza, e penetrati in Egitto per l'abbandono dei confini da parte dell'esercito privo delle direttive in tal senso di Mubarak (ci stanno facendo rimpiangere un dittatore...)
Succede che l'aggressione terroristica fa morti e feriti, scatena la naturale reazione israeliana, ma il Libano, governato di fatto da Hezbollah (legato ai terroristi di Hamas che comandano a Gaza) punta i piedi e vieta che venga emessa una risoluzione di condanna nei confronti dei palestinesi.

Adesso tutto diventa più comprensibile e meno pazzesco: Israele deve salire sempre sul banco degli imputati, non sia mai che possa risultare vittima. Solo le vittime dell'Olocausto fanno tenerezza e pietà; non gli ebrei di oggi. Dal 1948 in poi soltanto gli israeliani ammazzati dagli Scud di Saddam Hussein hanno commosso il mondo: la reazione allora fu la totale passività di fronte agli eventi.

Sempre la solita storia



Oltre cento razzi e missili sono stati sparati dalla Striscia di Gaza contro Israele. Ma le redazioni dei giornali italiani devono essere ancora in ferie, perché non si trova traccia di questa notizia sulle versioni online.
Dopo l'aggressione palestinese a sud di Israele, che ha provocato otto morti e diverse diecine di feriti, e dopo il morto e i feriti (fra cui un bambino di pochi mesi) dell'attacco di ieri, sui giornali trova spazio soltanto la comprensibile reazione israeliana all'aggressione dei terroristi palestinesi.
Non certo il modo migliore per prepararsi alla formale richiesta di riconoscimento statuale da parte dei palestinesi, no?
Insomma, come sempre da Gaza parte l'attacco, e da Israele parte la reazione finalizzata ad impedire che la minaccia si perpetri, ma i media occidentali si risvegliano dal torpore soltanto per documentare ed enfatizzare quest'ultima, trascurando l'azione che l'ha provocata. Un aggressione da parte di Israele ai danni di Gaza e Cisgiordania non è mai stata registrata, e probabilmente non sarà registrata mai. Ma sul banco degli imputati a salire è sempre e soltanto l'aggressore, e mai la vittima.

sabato 20 agosto 2011

Nuova pista sulla strage di Bologna



Qualcuno ancora crede che la strage di Bologna del 1980 è stata di matrice neofascista?
La procura di Bologna ha iscritto nel registro degli indagati due tedeschi, legati al terrorista filopalestinese Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos...
Già Cossiga prima di morire di fatto scagionò Fioravanti e Mambro dall'accusa di aver organizzato la strage di Bologna, sostenendo che in realtà si era trattato di esplosivo che le organizzazioni palestinesi facevano circolare liberamente sul territorio nazionale, con il consenso tacito del governo, che in cambio otteneva così l'immunità per gli italiani (tranne quelli di religione ebraica).
L'iscrizione nel registro degli indagati di Thomas Kram e Margot Frohlich porta a "Carlos", legato negli anni' 70 al "Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina" e al dittatore Hugo Chavez.

Rimpiangere Mubarak



L'attentato contro il bus israeliano da parte dei palestinesi dimostra che la "primavera araba" ha partorito già il primo mostro: la penisola del Sinai, egiziana, è ormai terra di nessuno, preda di bande che sferreranno attacchi coperti dal silenzio occidentale. Il Sinai diventerà la nuova roccaforte di Al Queda.
Nel frattempo, quasi 50 missili sono stati sparati da Gaza verso Israele soltanto nelle ultime 48 ore.

Se ci fosse stato Mubarak al potere, questa escalation non sarebbe successa: l'esercito egiziano avrebbe sorvegliato la frontiera, e impedito la penetrazione dei terroristi palestinesi da Gaza.
Invece di farsi prendere dalla frenesia, l'Occidente non si poteva limitare a comportarsi come fa oggi con Assad, chiedendo bonariamente riforme? forse Mubarak ha ammazzato molto più di duemila civili?...

E in tutto questo contesto, la famigliola Obama è beatamente in vacanza, e a Washington non hanno la più pallida idea di come comportarsi in Libia, in Egitto, in Siria e con i palestinesi.
E incombe il torrido mese di settembre...
...e in Iran Ahmadinejad è libero di fare i cazzi suoi...
...e in Iraq e Afghanistan si combatte ancora...