giovedì 30 giugno 2011

La barzelletta della Freedom Flotilla



Ogni giorno, in media, Israele assicura l'ingresso a Gaza di circa 6000 tonnellate di beni, fra generi alimentari, farmaci, materiali da costruzione e generi di prima necessità. Una massa di beni equivalente a 260 TIR. 6000 tonnellate, al giorno, tutti i giorni, mediante il valico di Erez.

La "Freedom Flotilla" un anno fa ha trasportato a Gaza 4000 tonnellate di beni, in buona parte alimentari e farmaci scaduti. I due terzi di quanto transita tutti i giorni da Israele alla Striscia di Gaza. La seconda edizione di questa scampagnata farà a meno della presenza del contingente navale organizzato dall'IHH turca, impegnata a fronteggiare la tragedia umana al confine con la Siria. Anche ammettendo che il carico resti il medesimo, si parla di una spedizione che trasporterebbe meno di quanto entra a Gaza ogni giorno.
Evidentemente, lo scopo non è quello di correre in soccorso della popolazione palestinese, già prostrata dalla sanguinosa amministrazione del movimento estremista di Hamas...

Ma forse stiamo tutti sbagliando, e la volenterosa Flotilla si sta dirigendo verso le coste siriane, per denunciare la brutale repressione del regime di Assad. O forse si sta dirigendo proprio verso Gaza, per chiedere conto ai palestinesi della esecuzione di Vittorio Arrigoni. Si fa fatica a credere che si vada a denunciare una "tragedia umanitaria" che non esiste, se si osserva la realtà. Anche una organizzazione certamente non filoisraeliana come la Croce Rossa Internazionale, pavida di fronte al dramma del sequestro di Gilad Shalit, ha ammesso più volte che nella Striscia di Gaza non esiste una emergenza umanitaria.

La tragedia dello shopping



Qui in alto, una eloquente immagine della "tragedia umanitaria" che quotidianamente si consuma a Gaza.
Sollecitiamo il rapido intervento della Freedom Flotilla: urgono sacchetti per la spesa...

mercoledì 29 giugno 2011

Raccomandazione: FlottillaFacts.com

Dal nuovo sito Flottilla Facts:

- Israele offrì di ancorare le navi nel porto di Ashdod per poi trasferire il loro contenuto a Gaza. La proposta fu fatta ripetutamente. 5 navi accettarono la proposta ed il loro contenuto fu portato a riva intatto. La sesta nave rifiutò.

- La sesta nave – la turca Mavi Marmara – fu l’unica dove la violenza ebbe luogo.

- Armati di coltelli e spranghe di metallo, quelli a bordo delMarmara fecero violenze pre-pianificate. Una folla di estremisti attaccò ogni soldato israeliano. Un soldato fu gettato fuori dal ponte superiore della nave.

- L’imbarcazione Turca fu inviata per provocare. Fu finanziata ed organizzata da una organizzazione Turca islamica – The Turkish Humanitarian Relief Foundation (IHH) – che ha legami ad organizzazioni fondamentaliste della Jihad.

- Israele trasferisce ca 15.000 tonnellate di rifornimenti e aiuti umanitari ogni settimana alla popolazione di Gaza.

- Israele ha offerto di trasferire ogni aiuto umanitario contenuto sulle navi, oltre alla propria consegna quotidiana di aiuti.

- Israele lasciò Gaza nel 2005 sperando nella pace, ma invece ha ricevuto fino ad adesso più di 8.000 razzi ed attacchi terroristici. Israele ha cercato la pace ed un compromesso con i suoi vicini per tutti i suoi 63 anni, e continuerà a farlo.

- Hamas è responsabile delle sofferenze sia dei palestinesi che degli israeliani. Il loro "credo" razzista chiama alla dominazione islamica. La loro posizione rimane immutata, e reprime ogni palestinese che provi a contrastare il loro regime.

Hezbollah sta ammassando armi per attaccare Israele



In un'intervista al quotidiano Al-Mustaqbal, Antoine Saad, deputato libanese oppositore dell'attuale governo a guida Hezbollah, e alleato del precedente governo moderato di Saad Hariri, ha affermato: Hezbollah sta spostando giorno e notte armi dalla Siria in crisi al Libano, senza che alcuno stia intervenendo" (si riferisce al contingente ONU che dovrebbe garantire da anni la smilitarizzazione dell'organizzazione terroristica di stanza nel sud del Libano, NdR?). "Queste armi saranno impiegate nel futuro nei confronti di Israele: Hezbollah ha bisogno di munizioni affinché la guerra abbia luogo per diverso tempo".

E' noto che il regime sanguinario di Assad in Siria sta meditando di scatenare una guerra contro lo stato israeliano, con il supporto di Hezbollah che ha assunto il pieno controllo del Libano, onde distogliere l'opinione pubblica internazionale dall massacro della popolazione siriana in atto da troppo tempo.

martedì 28 giugno 2011

Cercasi nuove munizioni da lanciare contro Israele. Firmato: Hamas



Dopo sei anni dal disimpegno dalla Striscia di Gaza, Israele continua ad essere attaccata a cadenza quasi quotidiana.
Gaza è in pieno possesso dei palestinesi, ma per loro sfortuna è caduta nelle mani di Hamas, che se n'è impossessata con un colpo di stato con cui ha completamente esautorato Al Fatah.
In questi sei anni, i terroristi di Hamas hanno governato la Striscia con il terrore; ma ben poca cosa, rispetto alla minaccia quotidiana subita dalla popolazione civile (un milione di abitanti) residente nelle città meridionali di Israele.
Negli ultimi anni migliaia di razzi, granate e colpi di mortaio sono stati lanciati. Le armi pervengono mediante tunnel clandestini che collegano Gaza all'Egitto, o via mare. Questo, prima che Israele sorvegliasse il largo delle coste della Striscia, onde prevenire la fornitura di nuove armi da parte di Siria e Iran.

Forse è perché le armi incominciano a scarseggiare che c'è chi desidera smantellare il blocco navale con flottiglie che con la popolazione palestinese hanno nulla a che fare? Non ha forse detto la Croce Rossa Internazionale che a Gaza non esiste alcuna emergenza umanitaria?

lunedì 27 giugno 2011

I Fratelli Musulmani si organizzano per le prossime elezioni



Fratelli Musulmani sempre più attivi in Egitto.
Il gruppo politico, messo al bando da Mubarak negli ultimi decenni, con attivi legami con Hamas nella Striscia di Gaza, e sicuro vincitore delle elezioni generali che si terranno a settembre, ha annunciato la formazione di una grande coalizione che include il "Partito per la Liberta e la Giustizia" (non si sa bene sulla base di quali principi: forse quelli della Shaaria, che i FM vogliono introdurre in Egitto nei prossimi mesi, NdR), il partito Wafd, partiti di sinistra e il neocostituito Salafi, espressione politica dei fondamentalisti islamici.
Alcuni gruppi liberali e di ispirazione occidentale hanno chiesto sommessamente di rimandare le elezioni almeno al prossimo anno, per meglio organizzarsi capillarmente, ma il consiglio militare che "temporaneamente" detiene il potere non ha fornito risposte in tal senso, e il tempo sembra ormai scaduto.
Poco dopo la destituzione di Mubarak, un funzionario dei Fratelli Musulmani ha dichiarato ad un giornale in lingua araba che gli egiziani "devono prepararsi alla guerra contro Israele". E ti pareva...

domenica 26 giugno 2011

Perché esiste il blocco navale di Gaza



Israele ha lasciato la Striscia di Gaza nel 2005. Gaza è in mano ai palestinesi da allora, e sotto il controllo di Hamas dal 2007. Da allora sono partiti quotidiani gli attacchi verso il sud di Israele. Questo video spiega bene perché esiste il blocco navale al largo della Striscia di Gaza, a cosa serve (ad impedire gli attacchi di Hamas, a permettere alla propria popolazione di vivere in pace) e cosa non impedisce (l'ingresso di generi alimentari, materiali da costruzione, medicinali, tutto all'infuori di armi e munizioni).
Gli attacchi verso la popolazione civile del sud di Israele si sono ridotti ma non sono terminati: i terroristi di Hamas si approvvigionano di missili, granate, razzi e munizioni mediante cunicoli clandestini che collegano l'Egitto alla Striscia di Gaza, e desidererebbero tanto lo sblocco della sorveglianza navale di Gaza onde perseguire con maggiore facilità i propri fini.

Il video in due minuti spiega bene perché è stato istituito a gennaio 2009 il blocco navale di Gaza; un blocco che il diritto internazionale ritiene perfettamente (e comprensibilmente) legittimo:

1) Hamas, che nel 2007 ha esautorato Al Fatah dall'amministrazione di Gaza, conquistando il potere solitario con un colpo di stato, ha sempre negato il diritto di Israele a vivere, e prevede nel suo statuto la distruzione violenta dello stato confinante, e la morte dei suoi abitanti;

2) la maggior parte delle armi perviene ad Hamas via mare; questo soprattutto prima che il valico meridionale di Rafah fosse riaperto dagli egiziani. E' notizia di qualche settimana fa il sequestro del contenuto - cinquanta mila armi! - della nave "Victoria", proveniente dall'Iran;

3) le navi che entrano nelle acque territoriali controllate dalla marina israeliana sono scortate fino al porto di Ashdod, dove attraccano affinché venga verificato il contenuto. Dopodiché, una volta accertata l'assenza di armi e munizioni, proseguono la navigazione verso Gaza;

4) in alternativa, Israele si impegna a sue spese a trasportare le merci destinate a Gaza, mediante propri mezzi, e fino a destinazione, passando per i propri valichi. Alimentari, farmaci, materiali da costruzioni, generi di ogni tipo attraversano ogni giorno il valico di Erez, diretti verso Gaza.

Palestina: uno stato basato sullo spregio del diritto



Come può una comunità di persone, dello stesso ceppo sociale, residente sulla stessa terra, che aspira presto a diventare uno stato, sfregiare il diritto internazionale, respingere i trattati sottoscritti, dichiarare di ambire all'eliminazione di uno stato confinante, accettare il sequestro di un cittadino straniero e negargli i più basilari diritti umani?
Uno stato di Palestina non esisterà mai fino a quando i suoi presunti promotori mostreranno una così totale assenza di rispetto per la legge e ancor prima per l'umanità. Forse è per questo che gli sgherri di Hamas hanno fatto fuori il militante Vittorio Arrigoni: non sopportavano ne' condividevano i suoi inviti a "restare umani"...

sabato 25 giugno 2011

Gilad Shalit, un ragazzino da cinque anni nelle mani dei sequestratori



Cinque anni fa, di oggi, veniva rapito Gilad Shalit, ragazzo allora di nemmeno vent'anni, sequestrato da un commando di terroristi palestinesi della fazione di Hamas in territorio israeliano.

Tranne una lodevole iniziativa del Comune di Roma, ben poco è stato fatto nel nostro paese per ricordare la tragedia di questo ragazzo, nelle mani di Hamas in una prigione nascosta in qualche tunnel sotterraneo. Nessun governo ha invocato la Convenzione di Ginevra, nessun giornale si è attivato per chiederne la liberazione, nessuna organizzazione umanitaria ha protestato per invocare l'intervento della Croce Rossa Internazionale, nessuna flottiglia è stata allestita per portargli il conforto almeno morale, visto che la famiglia non ottiene notizie da tempo, con Hamas che si rifiuta di consegnare al suo ostaggio le lettere dei genitori, che nel frattempo vengono brutalmente e macabramente irrisi.

E invece tutti dovremmo fermarci un attimo a pensare (a pregare, chi ne è capace) a questo ragazzo, che stava facendo il suo dovere: quello di difendere la sua gente dagli attacchi terroristici di fanatici senza amore per la vita, che si sono materializzati all'improvviso da uno dei tanti cunicoli scavati da Hamas per il contrabbando di armi e munizioni. Gilad è stato sequestrato, dopo aver visto ammazzare i suoi compagni, colti di sorpresa dall'invasione palestinese. Avrebbe compiuto 20 anni dopo due mesi. Sta per compierne 25. Cinque anni in cui un ragazzo nutre tante ambizioni, tanti progetti, tante speranze; trascorsi nell'isolamento e fra carcerieri che gli hanno sempre manifestato odio e disprezzo.

Hamas ha sempre negato la possibilità di ottenere notizie di Gilad. In cambio del quale ha chiesto la scarcerazione di mille criminali, processati e condannati da un tribunale regolare per una serie di nefandezze, e in diversi casi rei confessi. E nel frattempo, sapendo l'amore del mondo occidentale per la vita, non ha mancato di lacerare l'opinione pubblica con un uso perfido dei media. Come quando ha simulato l'esecuzione di Gilad:



o quando ha irriso il caporale israeliano lanciando un appello per la ricerca di una "soldatessa da dare in sposa, affinché nascano tanti piccoli Shalit"



L'altro giorno, in una inconsueta dimostrazione di umanità, la Croce Rossa Internazionale ha emesso un comunicato con cui chiede ad Hamas - che governa la Striscia di Gaza dopo il colpo di stato del 2007 - di fornire notizie su Gilad Shalit, in ossequio alla Convenzione di Ginevra. Le ultime informazioni risalgono a quasi due anni fa. Da allora, non si sa più nulla. Hamas ha respinto l'appello: "fatevi gli affari vostri", è stata la sostanza della seccata risposta.

giovedì 23 giugno 2011

Volano gli stracci fra i palestinesi



La ventilata unità palestinese ormai è un lontano ricordo: "Hamas è uno strumento nelle mani dell'Iran", sostiene un dirigente dell'AP di Abu Mazen; "non ci può essere accordo con un movimento che segue il programma di un regime che rappresenta una minaccia per la sicurezza araba".
"La luna di miele sembra essere finita molto presto", rincara la dose un altro: "le differenze fra le due fazioni restano notevoli su diversi temi".
I disaccordi non riguardano evidentemente soltanto il nome del prossimo primo ministro "unitario" (Al Fatah preme per Salam Fayyad, capo del governo di Ramallah, Hamas insiste per un nome proveniente da Gaza)...

Geert Wilder assolto. Ha vinto l'Europa, questa volta



In Italia l'assoluzione di Geert Wilder dall'accusa di incitamento all'odio nei confronti dei musulmani è passato completamente inosservata. Ma laddove è stata commentata, quasi di malavoglia, ancora si mette in evidenza un improbabile collocamento nell'estrema destra della politica e del parlamento olandesi.
Non occorreva un lungo processo e una faticosa sentenza per sapere che l'intento di Wilders - a cui non va disconosciuta una robusta dose di coraggio, essendo residente nel paese a cui è stata tagliata la gola a Theo Van Gogh, autore di "Submission", in cui denunciava la condizione della donna sotto l'Islam; e di Pim Fortuyn, assassinato per le sue idee sul dilagare dell'immigrazione musulmana nei Paesi Bassi - non era quello di denigrare alcuno; quanto quello di aprire gli occhi ai perbenisti e benpensanti eurarabi.

Ha vinto Wilder. Ha perso la giustizia olandese, accanitasi contro le sue idee, condivise non da pochi.
Nessuno ha evidenziato in Italia il discorso di difesa dell'imputato Wilder. Un'occasione sprecata: "A Sinistra adorano manipolare con la separazione dei poteri. Ma quando non possono vincere politicamente, perché il popolo olandese ha inteso i loro piani, cercano di vincere in tribunale".

Dopo la sconfitta in tribunale, alcuni attivisti pensano di portare la causa alla Commissione ONU per i diritti umani. Data l'appartenenza a questo organismo di molti stati democratici e rispettosi della popolazione - come la Siria - c'è da credere che l'iniziativa possa trovare benevolo accoglimento.

martedì 21 giugno 2011

Il governo unitario palestinese fallisce ancor prima di nascere



Si avvia allo sfaldamento l'accordo fra Hamas - che governa la Striscia di Gaza dal 2006, dopo un colpo di stato con cui ha esautorato l'ANP di Abu Mazen - e l'Autorità Palestinese che governa la Cisgiordania da Ramallah.
Le discussioni circa il nuovo governo unitario si sono arenate sul nome del premier. Il candidato di Abu Mazen non è stato ritenuto idoneo da Hamas, in quanto "troppo moderato".
Sullo sfondo c'è sempre la diversa visione dei rapporti con Israele. Abu Mazen appare ancora disposto ad intavolare negoziati di pace, evitando se possibile una dichiarazione unilaterale di indipendenza a settembre presso le Nazioni Unite, che straccerebbe gli Accordi di Oslo, e i benefici per i palestinesi che quel Trattato ha garantito. Hamas invece appare ancora decisa a dare seguito al suo statuto, che addirittura nega l'esistenza stessa di Israele, e prevede l'uso della violenza nei confronti del popolo israeliano (uso di cui si fa impiego quotidiano mediante i razzi e i colpi di mortaio sparati dalla Striscia di Gaza nei confronti delle città meridionali di Israele).
La "divergenza di vedute" nei confronti di Israele si complica alla luce dei rapporti con lo sponsor finanziario e bellico di Hamas: il governo di Teheran - dove peraltro si sta consumando un'accesa lotta fra il "moderato" Ahmadinejad, e il fondamentalismo della guida spirituale Khamenei. Oggi Abu Mazen si sarebbe diretto verso la Turchia, che sta rivedendo i propri rapporti con la confinante Siria, alleata dell'Iran. Un riavvicinamento fra Turchia e Israele (che fino a poco tempo fa svolgevano esercitazioni militari congiunte) riavvicinerebbe l'autorità palestinese di Abu Mazen alla prima - con l'IHH turca che negli ultimi giorni ha ritirato il proprio contingente, inclusa la Mavi Marmara, dalla Freedom Flottila che tenterà provocatoriamente una nuova forzatura del blocco navale di Gaza; con Hamas che invece confermerebbe i legami con Siria e soprattutto Iran.
L'unità fra le due fazioni palestinesi che avrebbero dovuto dare vita ad un nuovo stato appare sempre più un miraggio...

sabato 18 giugno 2011

Come è caduto in basso il Corriere...



Spiace constatate come si sia ridotto il (una volta) glorioso Corriere della Sera...

In un articolo apparso ieri, Dario Di Vico - che fino a due anni fa era addirittura il vicedirettore del Corriere - cita il "parlamento" di Tel Aviv.
Ora, va bene che si parlava di federalismo, e che questo scivolone forse è fatto inconsciamente per piacere la Lega, che il suo parlamento lo reclama da tempo; ma a quanto mi risulta a Tel Aviv un parlamento non c'è mai stato.
Forse si riferiva alla Knesset, il parlamento israeliano che in effetti si trova a Gerusalemme, capitale di Israele.

venerdì 17 giugno 2011

E lo potevate dire prima che non era una missione umanitaria!...



Dunque a quanto pare alla fine del mese la seconda edizione della "Freedom Flottilla", che l'anno scorso cercò di forzare il blocco navale posto in essere davanti alle coste di Gaza, farà a meno della nave simbolo: la Mavi Marmara; pare per "motivi tecnici".
Ciò non impedirà ad altre navi di essere armate e di partire alla volta del Mediterraneo orientale. Ma senza il contributo dell'IHH, la ONG turca filo-palestinese e legata ad Al Qaeda, che si dice ora impegnata ad assistere i profughi siriani in fuga verso la Turchia dal regime sanguinario di Assad. D'altro canto, dicono loro, a Gaza non c'è più ormai un'emergenza umanitaria.

Militanti legati all'organizzazione che lo scorso anno tentò di sbarcare illegalmente a Gaza hanno affermato che ciò non li dissuaderà dal tentare un'altra forzatura del blocco deciso da Israele per impedire che armi e munizioni giungano al regime estremista di Hamas. Dicono che il reale obiettivo non era quello di portare cibo, medicinali e aiuti umanitari ai palestinesi - che in effetti ricevono quotidianamente tonnellate di questi generi dai varchi di Erez al confine con Israele e Rafah al confine con l'Egitto. D'altro canto, i medicinali e i generi alimentari che l'anno scorso sono stati rinvenuti all'interno delle navi sequestrati erano perlopiù scaduti o inutilizzabili.

Dicono questi "galantuomini" che il reale scopo è quello di "denunciare l'«occupazione israeliana»".
Forse è persino inutile ricordare loro che Israele ha abbandonato unilateralmente la Striscia di Gaza da ben sei anni, e che questa terra è amministrata (non certo democraticamente: con un colpo di stato) dal movimento palestinese Hamas dal 2006: cioé da cinque anni.
E possiamo stare sicuri che c'è ancora qualcuno in giro che crede che la Striscia di Gaza sia ancora occupata...

Hezbollah al potere in Libano



Dopo cinque mesi il Libano ha un nuovo governo. Quello precedente è caduto dopo che il premier Saad Hariri si è rifiutato di prendere le distanze dal tribunale dell'ONU che stava accertando la diretta responsabilità di Hezbollah nell'assassinio di Rafiq Hariri, padre di Saad e suo predecessore al governo di Beirut.
Il nuovo governo è composto per due terzi proprio da esponenti di Hezbollah, il movimento terroristico sciita vicino alle posizioni di Siria e Iran. E da Hezbollah proviene il nuovo ministro della "Difesa", si dice finanziato proprio dalla famiglia Assad che gestisce il potere nel terrore a Damasco. Quando la popolazione libanese e siriana sarà utilizzata per violare i confini con Israele la prossima volta, possiamo stare virtualmente certi che l'esercito libanese avrà ben altro da fare che impedire una nuova invasione.
Hezbollah controlla ora anche il ministero degli Interni, quello delle Telecomunicazioni, della Giustizia e dell'Energia. 18 delle 30 poltrone ministeriali sono ora nelle mani del movimento politico estremista.

Il tribunale dell'ONU che emetterà probabilmente una sentenza di condanna nei confronti di Hezbollah a proposito dell'assassinio di Rafiq Hariri, renderà noto il verdetto al più tardi all'inizio di luglio.

giovedì 16 giugno 2011

Il Muftì del Libano ai palestinesi: siete feccia

Che ne è stato dell'antica fratellanza fra arabi? adesso un palestinese non può neanche fidarsi dei suoi simili, di quelli che hanno sempre difeso la "causa" palestinese nei confronti dei "cattivi" israeliani, colpevoli di tutte le nefandezze di questo mondo.
Quando gli arabi convinsero i simili che abitavano il neocostituito Israele nel 1948 a lasciare la terra dove abitavano per stabilirsi temporaneamente negli stati vicini (Libano, Siria e Giordania soprattutto), riuscirono facilmente a convincerli della temporaneità dello spostamento: la guerra che di lì a breve avrebbero scatenato avrebbe fatto piazza pulita degli ebrei e di quello stato proclamato dopo il voto dell'ONU dell'anno precedente.
E invece successe che le radici dello stato israeliano si irrobustirono, e la guerra scatenata dalla Lega Araba si risolse in una sconfitta, ancora oggi ricordata. Gli arabi che decisero di rimanere in Israele oggi accedono a tutte le cariche, sono membri della Knesset (parlamento), sono giudici supremi, insomma godono di tutti i diritti e sicuramente godono di privilegi sconosciuti agli arabi residenti in tutti gli stati del Medio Oriente. Oggi la popolazione araba in Israele conta quasi 1.5 milioni di individui, tutti felici del loro passaporto.
Viceversa, i 600 mila arabi residenti in Israele fino al 1948, e "provvisoriamente" accampati in luridi campi profughi al confine con lo stato con capitale Gerusalemme, vivono in condizioni pietose, senza diritti, senza lavoro, senza cibo e senza dignità; schiacciati dai loro stessi fratelli. Gli arabi del 1948 naturalmente non sono più su questa terra: i figli, i figli dei figli, e i figli dei figli dei figli sono cresciuti fino a rappresentare oggi circa 5 milioni di individui.

Mai nessuno stato arabo ha lontanamente tentato un processo di integrazione. E anzi, oggi il malcontento è sempre meno celato.
Il Muftì del Libano, Mohammed Rashid Qabbani, ha affermato che i palestinesi non sono più ospiti graditi dello stato dei cedri, definendoli letteralmente "immondizia". Oltre 400 mila palestinesi vivono in campi profughi al sud del Libano. "Vi abbiamo ospitati, ma adesso non vi vogliamo più", ha affermato il Muftì ad una delegazione esterefatta di palestinesi.

mercoledì 15 giugno 2011

Autorità palestinese a secco

Strada sempre più in salita per la nascita imminente di uno stato di Palestina.
Diversi stati europei stanno caldeggiando la soluzione negoziale fra palestinesi e Israele, rigettando la possibilità di una dichiarazione unilaterale, a settembre, nell'ambito dell'assemblea generale delle Nazioni Unite.
Ci si chiede però quale stato può essere considerato tale, quando mancano tutti i presupposti in tal senso:

- malgrado l'accordo formale di qualche settimana fa, Hamas a Gaza e Al Fatah a Ramallah sono ai ferri corti e non passa giorno senza contrasti e tensioni anche feroci;
- Hamas rifiuta di appoggiare il candidato di Abu Mazen al governo unitario palestinese;
- Hamas continua a negare il riconoscimento dello stato di Israele, e rifiuta la prospettiva di deporre le armi.

Soprattutto, questo stato di Palestina non ha alcuna autonomia finanziaria: il ragioniere generale dell'Autorità Palestinese ha affermato lunedì che non riesce più a pagare gli impiegati perché gli stati arabi (n.b.: gli stati arabi) non hanno versato gli aiuti finanziari promessi.
Nel 2010 l'AP ha ricevuto soltanto 280 dei 960 milioni di dollari promessi dagli arabi. E nel 2011 non ha ricevuto ancora alcun versamento.
Il primo ministro dell'AP Salam Fayyad ha affermato che lo scorso anno sono stati ottenuti 1200 milioni di dollari di aiuti finanziari, che caleranno a 1000 milioni quest'anno.

Dalla sottoscrizione degli Accordi di Oslo del 1993, l'AP è l'entità che ha ricevuto il maggior ammontare di aiuti finanziari pro-capite al mondo. Le condizioni dei palestinesi però restano difficili, a dir poco. Ci si chiede come questi soldi sono stati spesi. Ma non è dato saperlo...

L'IHH rinuncia?



Buone notizie giungono dal Medio Oriente: l'organizzazione turca IHH, con legami con Al Qaeda, e dichiarata terroristica dall'Unione Europea, ha affermato che potrebbe rivedere i piani per un secondo tentativo di forzatura del blocco navale esistente davanti alle coste di Gaza, per impedire che i terroristi di Hamas ricevano armi dall'esterno.
La "flottiglia" sarebbe composta da 15-20 navi, provenienti da tutto il mondo, che si dovrebbero incontrare in acque internazionali nei pressi di Cipro, prima di muovere verso oriente.

Secondo gli organizzatori la decisione di rinunciare a questo nuovo attacco sarebbe legata agli sviluppi in Siria. Ma probabilmente gioca a sfavore anche il comportamento della Turchia nei confronti del genocidio perpetrato dal regime di Assad, con il ministro degli Esteri turco che avrebbe suggerito all'IHH di attendere gli effetti dell'apertura del valico di Rafah.

Nel frattempo l'esercito israeliano avvierà oggi un programma di esercitazioni, atto a contrastare con successo ogni tentativo di forzatura del blocco navale al largo delle coste di Gaza. E' il caso di ricordare che nella Striscia giungono pressoché quotidianamente cibo, medicinali e generi di prima necessità attraverso il varco di Erez al confine con Israele.
Il governo di Gerusalemme si è offerto di trasportare a Gaza tutti i generi alimentari e sanitari che saranno inviati da qualsiasi organizzazione pacifica internazionale, con esclusione di armi e munizioni. L'IHH si è rifiutata di prendere in considerazione tale ipotesi.
Il blocco navale infine è legittimo, secondo il diritto internazionale.

martedì 14 giugno 2011

Trovata la smoking gun (ma c'era da dubitarne?)

Ieri il Telegraph ha mostrato un documento che attesta il diretto coinvolgimento del governo siriano nelle "manifestazioni spontanee" (sì, ma quando mai...) occorse in occasione del "Nakba Day" - il giorno commemorato dagli arabi, coincidente con la fondazione dello stato di Israele - dello scorso 15 maggio.
Il documento del governo siriano sollecitava l'invio di 20 bus da circa 50 passeggeri cadauno, verso le alture del Golan, passate ad Israele dopo la Guerra dei Sei giorni, e su cui non si verificano contese sostanzialmente da allora.
Da ricordare come allora non siano praticamente intervenute le forze di interposizione ONU, che si trovano in questa area per garantire la pace, così come il contingente UNIFIL si trova nel sud del Libano per prevenire il riarmo delle milizie di Hezbollah (sì, come no...).
Lo scopo era quello di alimentare le tensioni fra l'esercito israeliano e i profughi palestinesi, onde distogliere l'attenzione dal genocidio del regime di Assad ai danni della popolazione siriana (1.300 morti, ad oggi, secondo alcune ONG).



Il documento autorizzava le autorità locali a consentire il transito dei venti mezzi di trasporto, la violazione dei confini, e lo scontro fisico fra i "manifestanti" e l'esercito israeliano, affiancato nella vigilanza dei confini dalle forze ONU: "è essenziale che nessuno rechi elementi di riconoscimento militare o armi, onde evidenziare la natura spontanea e pacifica della protesta".
Non c'era granché bisogno, ma questa prova dimostra ancora una volta la facilità con cui l'estremismo islamico riesce a manipolare l'opinione pubblica occidentale.

Che fine ha fatto la primavera araba?



La chiamavano "primavera araba": in Egitto dalla caduta di Mubarak 7000 civili sono stati "processati" sommariamente da un tribunale militare e si trovano attualmente in carcere. A quanto dice il "regime provvisorio" al potere, in attesa delle prossime elezioni di novembre, i processi militari alla popolazione civile sarebbero stati necessari a causa dell'aumento del livello del crimine.
Secondo un rappresentante locale di Human Rights Watch, si tratta di una popolazione varia: manifestanti, attivisti, delinquenti comuni, teppisti e gente di passaggio. Tutti i processi sono stati seguiti da condanne di detenzione.

sabato 11 giugno 2011

Si stava meglio quando si stava peggio



Come tutti sanno, fino a qualche tempo fa gli abitanti della Striscia di Gaza non potevano liberamente uscirne transitando verso nord o verso sud. A nord, il confine con l'Israele era presidiato da militari, che verificavano che gli stranieri in entrata non fossero provvisti di armi, munizioni, cinture esplosive e ogni altro mezzo atto ad attentare alla vita. Succede così, da quelle parti: l'amore per la vita supera l'adorazione per la morte. Che io sappia, il valico di Erez è ancora presidiato. Ciò non impedisce il passaggio di generi alimentari e farmaci provenienti da tutto il mondo, che Israele fa transitare verso sud. Ma non prima di aver compiuto le dovute ispezioni.
Prima dell'avvento della "primavera araba", il regime di Mubarak manteneva la stessa allerta al valico di Rafah. Sicché i poveri palestinesi non erano liberi di entrare ed uscire a proprio piacimento verso sud. Di questo si parlava molto meno, sicché la "prigione a cielo aperto" era di esclusiva responsabilità degli israeliani. Ma sto divagando...

Dopo la riapertura del valico al confine fra Egitto e Striscia di Gaza, diverse centinaia di razzi Grad sono stati trafugati nelle ultime settimane. Così, mentre ogni giorno centinaia di palestinesi attraversavano il valico in direzione sud (turismo? vacanze studio? viaggio di lavoro? fuga dal regime di Hamas che per alcuni sarebbe il paradiso in Terra? chi lo sa...), dal Sinai verso la Striscia entravano missili con un gittata di 60-70 chilometri: in grado di raggiungere la periferia di Tel Aviv.
Secondo diversi osservatori, la temporanea chiusura del valico decisa qualche giorno fa dalla dirigenza egiziana - sempre più irritata per il transito di armi di fabbricazione russa, e di provenienza libica - sarebbe dovuta proprio all'arresto di un contrabbandiere d'armi. Il valico è stato in seguito riaperto, dopo le rimostranze di Hamas.
Se qualcuno si chiede che fine facciano i cospicui finanziamenti che il mondo occidentale invia alla dirigenza palestinese per sfamare la popolazione, ora lo sa...

giovedì 9 giugno 2011

Pacifisti... con la pistola



Un quotidiano israeliano questa mattina mostra alcune foto scattate a bordo della "Mani Marmara", che faceva parte della flottiglia che quasi un anno fa ha tentato di forzare il blocco navale davanti alle coste della Striscia di Gaza.

Uno dei membri dell'equipaggio impugna un'arma da fuoco automatica.

mercoledì 8 giugno 2011

Freedom Flottilla: terroristi in arrivo



E' il caso di ricordare ai distratti che l'organizzazione turca IHH, sostenuta dagli integralisti islamici di Hamas, e sponsor della "Freedom Flottilla" che a fine mese tenterà nuovamente di forzare il blocco navale davanti alle coste di Gaza; è stata inserita dall'UE fra le organizzazioni terroristiche. Presumibilmente, dopo aver esaminato la lista dell'equipaggio, l'effettivo comportamento (non quello mistificato dai media dopo aver ascoltato le fonti di parte) e le stive delle navi in questione.
Giova altresì ricordare che cibo, medicinali e generi di prima necessità affluiscono quasi quotidianamente da Israele a Gaza mediante il valico di Erez, e che i viveri e medicinali che assieme ad armi e munizioni erano trasportati dalla Mavi Marmara un anno fa erano scaduti e perlopiù inutilizzabili.
Secondo il diritto internazionale, inoltre, il blocco navale è pienamente legittimo.

In ricordo di Robert Kennedy



‎43 anni fa, il 6 giugno 1968, moriva Robert Kennedy, assassinato da un terrorista arabo-palestinese (Sirhan Sirhan) per il supporto che Kennedy aveva dimostrato per lo stato di Israele. Il colpo di pistola colpì RFK nel primo anniversario della Guerra dei Sei Giorni.
Professarsi "amici dei sionisti" è sempre motivo di rogne, e talvolta può essere pagato con la vita...

martedì 7 giugno 2011

I Fratelli Musulmani si preparano a comandare in Egitto



E' la "primavera araba", baby: fuorilegge dal 1954, i Fratelli Musulmani sono ora un partito politico egiziano a tutti gli effetti. Il nome con cui si presenteranno alle elezioni (prevedibilmente vincenti, per loro), a settembre, fa correre i brividi ai benpensanti italiani: Partito per la Libertà e Giustizia (sì, come il movimento di area progressista sponsorizzato da De Benedetti, che a sua volta stringe l'occhio a "Giustizia e Libertà" postbellica).

Facile immaginare il provvedimento quando i FM saliranno al potere: l'imposizione della sharia, la legge coranica che prevede il taglio della mano per i ladri e la lapidazione per le adultere (presunte), l'obbligo per le donne di indossare l'hijab, il divieto di consumo di alcoolici e in generale il bando di tutti i comportamenti “immorali".

Mille dollari per passare il confine. La strategia siriana - [ Il Foglio.it › La giornata ]



In fondo al vaso di Pandora rimane sempre la speranza... la speranza che qualcuno in Italia si renda conto di dove è posizionata la Verità.

Mille dollari per passare il confine. La strategia siriana - [ Il Foglio.it › La giornata ]

Il FPLP sul banco degli imputati per le morti del Naksa Day



Migliaia di profughi palestinesi hanno attaccato il quartier generale del Fronte Nazionale per la liberazione della Palestina, a Damasco, in seguito ai funerali tenuti per i morti di domenica in occasione del "Naksa Day". I palestinesi accusano il FPLP di mandare alla morte i loro figli ai confini con Israele.
Una fonte riporta 14 morti e 43 feriti. Non cercate questa notizia sui giornali italiani; non la troverete...

lunedì 6 giugno 2011

Mille dollari per invadere Israele



Secondo la televisione siriana (davvero imparziale: manda squadre di operatori al confine con Israele, ma trascura anche soltanto di dare notizia dei 1200 morti per mano del regime di Assad, e delle migliaia di feriti e dispersi...) i morti negli scontri sulle alture del Golan sarebbero una ventina, e 225 i feriti.
"L'altra campana", che ogni cronista doverosamente dovrebbe ascoltare, non conferma. Non può, essendo i colpiti dall'altro lato del confine. Ma dichiara che Damasco ha una lunga tradizione di manipolare i dati, che però vengono presi per oro colato nelle ultime ore da alcuni superficiali media italiani.
Questa mattina l'esercito israeliano rende noto che una decina di palestinesi sarebbero morti in conseguenza delle mine siriane esplose al lancio delle loro bombe incendiarie. Trattandosi di "non professionisti", sono drammatici effetti collaterali non tenuti in conto alla vigilia.

Bisogna sapere che questi poveretti sono stati condotti domenica mattina al confine con autobus organizzati dal regime di Assad, che li ha caricati alla periferia di Damasco. Ad ognuno di loro - in buona parte contadini - è stato versato un compenso di mille dollari, mentre alle famiglie sono stati promessi diecimila dollari nel caso in cui i "cari" non dovessero tornare a casa (fonte: sito del partito delle riforme, che si oppone al regime brutale di Assad).
L'esercito israeliano non è caduto nella trappola tesagli dal regime siriano, che in mattinata aveva diffuso la notizia secondo cui la "marcia" verso il confine sarebbe stata annullata, al pari di quanto fatto al confine con il Libano, dove l'esercito locale ha presidiato il confine, impedendo invasioni.
Il Dipartimento di Stato degli USA ieri ha commentato l'ovvio: "Israele, come ogni altro stato sovrano, ha il pieno diritto a difendersi".

Certo che è strano: il confine fra Siria e Israele è rimasto sostanzialmente quieto per 40 anni, mai nessuno ha sentito il bisogno di commemorare in qualche modo la sconfitta degli eserciti arabi nella Guerra dei Sei giorni; e ora, proprio ora, con il regime siriano sotto pressione, si manifestano queste tensioni al confine...

Aggiornamento delle 10. L'esercito israeliano commenta come "esagerata" la stima di 23 vittime e 350 feriti, proveniente dal ministro della salute (sic!) siriano. Alla luce della gigantesca esagerazione di vittime civili ai tempi dell'operazione "Piombo Fuso" fra la fine del 2008 e gli inizi del 2009, sarei incline a confermare questa sensazione. Pur tenendo conto delle vittime accidentali dovute allo scoppio delle mine antiuomo piazzate dallo stesso esercito siriano sul proprio confine.

Aggiornamento delle 12.25. Giungono nuove conferme: secondo il "Partito delle Riforme siriano", che si oppone al regime di Assad, i manifestanti al confine con Israele sono contadini siriani (e non palestinesi) emigrati negli anni più recenti dal nord-est verso sud.
Il regime avrebbe pagato a centinaia di questi contadini 1000 dollari per spingersi oltre il confine, e 10.000 dollari alle famiglie in caso di uccisione. In Siria, il salario medio è di circa 200 dollari al mese.
Dunque per riepilogare i manifestanti: 1) non sono palestinesi; 2) sono disperati e disposti a tutto, pur di fuggire dalla fame e dalla miseria; 3) sono stati pagati dal regime siriano; 4) servono a distrarre l'opinione pubblica dalle diecine di vittime che ogni giorno la repressione di Assad produce (e che stranamente non trova eco nella stampa italiana).

domenica 5 giugno 2011

Ho i conati di vomito



I macellai di Itamar, i due giovani palestinesi che hanno sgozzato nel sonno un'intera famiglia di ebrei in Cisgiordania (i due coniugi e tre bambini, fra cui la piccola Hadas di appena tre mesi), così oggi hanno affermato in tribunale: "non ci pentiamo di quello che abbiamo fatto, anzi ne siamo orgogliosi".
Scusate, vado in bagno a vomitare...

Invasione



Quattro morti e dieci feriti. E' il risultato (secondo la televisione siriana, sotto il controllo del regime sanguinari di Assad, e dunque appena appena di parte. Al Jazeera infatti smentisce), temo provvisorio, degli scontri fra palestinesi e esercito israeliano al confine con la Siria, nell'anniversario della sconfitta degli eserciti arabi del 1967 (Guerra dei sei giorni), con i primi che hanno tentato ripetutamente di invadere il suolo israeliano.
Aggiungiamo questo ulteriore doloroso conteggio alle centinaia di vittime del regime di Assad in Siria. Il dittatore di Damasco, nel tentativo di distogliere l'opinione pubblica interna e soprattutto internazionale, incoraggia i profughi palestinesi a fare pressioni sul confine con Israele, "costringendo" i medesimi a superare lo stesso confine, contro qualunque regola internazionale e norma di buon senso.

A riprova della strumentalizzazione dei palestinesi siriani, c'è da notare che i medesimi "ospiti" nel sud del Libano hanno rinunciato al proposito di tentare una invasione del confine settentrionale di Israele, limitandosi ad una "pressione" dall'esterno.

E a proposito...

messaggio per le persone di buon senso:

- non cercate di entrare in uno stato straniero senza essere muniti di passaporto e visto: siete destinati ad essere respinti;
- cercate di comprendere i messaggi (anche in arabo) inviativi dall'esercito* che presidia i propri confini, che vi invita a tornare indietro: in caso contrario, dopo i gas lacrimogeni, dopo i colpi in area a scopo intimidatorio, potrebbero partire colpi potenzialmente mortali;
- cercate di convincere i governi arabi che da decenni vi costringono in condizioni drammatiche, ammassati in campi profughi, senza diritti, senza lavoro, senza cibo, senza dignità, ad accogliervi ed integrarvi nella propria società. Dite loro che è quanto umanamente ci si aspetterebbe da un governo arabo nei confronti di altri "fratelli" arabi;
- cercate di convincere il governo siriano di Assad a mandare le troupe televisive anche nei luoghi dove monta la protesta, che ha prodotto oltre 1200 morti e migliaia di feriti e dispersi; oltre magari ai confini con Israele.

*“Stop! You are breaching an international border. We warn you not to damage security infrastructure. Whosoever attempts to violate Israel’s sovereignty or security infrastructure puts himself in jeopardy. Please return to Syria”.

Aggiornamento delle 17.20: i palestinesi siriani lanciano bombe incendiarie contro l'esercito israliano, provocando incendi e l'esplosione di mine collocate sul territorio siriano. Mine che provocano feriti fra gli stessi palestinesi.
Non appena l'IDF tenta di recuperare i feriti per consegnarli alla Croce Rossa Internazionale, intervenuta sul posto, i "manifestanti" palestinesi partono alla carica, cercando di violare i confini, e costringendo l'IDF a tornare sui propri passi per difendere i medesimi. E' successo per la terza volta in due giorni.
E nel frattempo nel nord della Siria si segnalano "combattimenti" fra l'esercito di Assad e gli oppositori. Le truppe hanno ucciso 25 siriani. Ma possiamo strare tranquilli: nessuno ne denuncerà la scomparsa...

sabato 4 giugno 2011

ANP: "non abbiamo mai inteso riconoscere Israele"



"Fatah non ha mai riconosciuto il diritto di Israele ad esistere e non potrà mai farlo". Lo sostiene Azzam al-Ahmed, braccio destro di Abu Mazen nella "moderata" ANP, che governa la Cisgiordania, e che ha stretto un'allenza con Hamas - che governa Gaza, dopo alcuni anni in cui per conoscersi meglio si sono arrestati e torturati a vicenda.
Questo svela finalmente la reale natura della "parte moderata" della dirigenza palestinese: altro che territori occupati, altro che qualche chilometro quadrato da riconsegnare ai palestinesi, altro che Gerusalemme Est. La dirigenza palestinese vuole tutta Israele, "dal Giordano al mare". Poveri illusi europei, che pensavano di poter saziare le brame di questi loschi figuri con qualche concessione.

Dunque Al Fatah condivide la politica di Hamas, che nel proprio atto costitutivo prevede (art. 7):

"L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno"

oppure, più avanti, all'articolo 15:

"il jihad diventa un obbligo individuale per ogni musulmano. Questo richiede la propagazione di una coscienza islamica tra il popolo a livello locale, arabo e islamico. È necessario diffondere lo spirito del jihad all’interno della umma, scontrarsi con i nemici, e unirsi ai ranghi dei combattenti".

Non che la parte "moderata" scherzi:

"La lotta armata è la sola via per liberare la Palestina. E' la strategia generale non solamente una fase tattica" (art. 9 dello statuto dell'OLP, di cui l'AP di Abu Mazen è espressione).

Tutto bene, se non fosse che a settembre questi "signori" chiederanno all'assemblea generale dell'ONU il riconoscimento come stato.
Come ciò si possa conciliare con gli intenti bellicosi resta un mistero. Se è vero che, se non è cambiato stanotte, lo statuto dell'ONU da alcuni decenni recita:

"Tutti gli Stati Membri dirimeranno le proprie controversie internazionali con mezzi pacifici in modo che la pace, la sicurezza internazionale e la giustizia non siano messe in pericolo".
"Nelle rispettive relazioni internazionali gli Stati Membri dovranno astenersi dalla minaccia o dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato".
"Possono diventare membri delle Nazioni Unite tutti gli Stati amanti della pace che accettino gli obblighi del presente Statuto e che a giudizio dell’Organizzazione, abbiano la capacità e la volontà di adempiere tali obblighi"

Dopotutto, però, se i palestinesi sono davvero intenzionati ad ammazzare qualche milione di ebrei, in nome della pace universale, potremmo anche fare una piccola eccezione, e concederlo loro, no?...